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Un recente studio inglese condotto dall’Università di Cambridge e pubblicato sulla rivista Plos, ha rilevato che l’obesità infantile si può combattere anche riducendo il tempo in tv di pubblicità dedicate ai cibi ricchi di grassi, zuccheri e sale, il cosiddetto cibo spazzatura o junk food.
Come si è giunti a questa conclusione
Partendo da dati noti, come il tempo trascorso dai bambini davanti alla televisione e, di conseguenza, da quanti spot pubblicitari sono visti in media ogni giorno, i ricercatori sono giunti ad alcune conclusioni molto interessanti. Se durante tutta la giornata (in particolare dalle 5,30 alle 21) si vietasse la trasmissione di pubblicità di cibo spazzatura come cibi e bevande ricche di grassi, zuccheri e sale, i 3,7 milioni di bambini del Regno Unito vedrebbero in media meno di 1,5 spot dedicati a questi alimenti. Questa scelta comporterebbe:
- una diminuzione dell’apporto calorico medio di 9,1 kcal al giorno,
- la riduzione del numero di bambini di età compresa tra 5 e 17 anni con obesità del 4,6% e quello di bambini in sovrappeso del 3,6%, che in numeri corrisponderebbero rispettivamente a 40.000 bambini obesi e 120.000 bambini in sovrappeso in meno,
- un vantaggio anche economico, oltre che salutare, alle casse dello Stato che risparmierebbe 7,4 miliardi di sterline all’anno.
I limiti dello studio
La ricerca in questione ha, però, tenuto conto solo dell’impatto pubblicitario televisivo e non di quello di tutti gli altri mezzi di comunicazione maggiormente adottati dai giovani (social media e internet “tempestati” dalle stesse pubblicità) o degli spot derivanti dagli eventi sportivi, i mezzi di trasporto, la radio.
Fonti / Bibliografia
- The potential health impact of restricting less-healthy food and beverage advertising on UK television between 05.30 and 21.00 hours: A modelling study | PLOS MedicineOliver Mytton and colleagues estimate the health impact of prohibiting the advertising of less healthy food and beverages 05.30 hours to 21.00 hours on UK television.