Non ci sono solo la quarantena e la DAD. Ai bambini e ai ragazzi, la pandemia ha portato una serie di problemi e tra questi va annoverato anche il Long Covid, una sindrome di cui possono soffrire anche i più piccoli sia pur in percentuale minore rispetto agli adulti. Vediamo di che cosa si tratta e come va affrontata.
Con questo termine si indica una sindrome caratterizzata dalla presenza di alcuni sintomi legati all’infezione da SARS-CoV-2, che insorgono o persistono anche per settimane o mesi dopo la guarigione da COVID-19 e che non hanno nessun rapporto con la gravità della malattia. In ogni caso solo una parte di coloro che si sono ammalati di COVID-19 svilupperanno long COVID nelle settimane che seguono la negativizzazione.
Una ricerca condotta grazie alla collaborazione tra alcuni specialisti di pediatria, Giuseppe Verlato, docente di Statistica medica all’università di Verona, Gianfranco Trapani dell’Asl 1 di Imperia distretto di Sanremo, Enrico Bertino e Giulia Maiocco dell’università di Torino e Vassilios Fanos dell’ateneo di Cagliari, ha rilevato che il rischio di sviluppare Long Covid interessa il 34,4% della popolazione tra gli 11 e i 16 anni con sintomi come ansia, agitazione, disturbi del sonno e del comportamento.
Un altro studio danese pubblicato su Lancet ha preso in considerazione 11 mila bambini dagli 0 ai 14 anni precedentemente affetti da Covid verificando che il 40% dei piccoli da 0 a 3 anni ha avuto sintomi per oltre due mesi dopo l’infezione, percentuale che si riduce al 38% nella fascia tra i 4 agli 11 anni per risalire fino al 46% nei ragazzi tra i 12 e i 14 anni.
Fonti / Bibliografia
- Long COVID: che cos’è e quali sono i sintomi - HumanitasStanchezza, difficoltà a concentrarsi, mal di testa: sono alcuni dei sintomi del long COVID, sindrome clinica che può colpire chi ha avuto COVID-19.
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