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Rispetto al passato, oggi la leucemia è più facilmente curabile. E in futuro le cose potrebbero migliorare ulteriormente. Infatti, i ricercatori dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma hanno messo a punto una nuova tecnica in grado di curare anche i bambini per i quali non esiste un donatore di midollo osseo completamente compatibile. In che modo? Trapiantando il midollo dei genitori.
Un tumore del sangue
La leucemia è un tumore che colpisce le cellule del sangue. In condizioni normali, quando le cellule vecchie muoiono, il midollo osseo le sostituisce con cellule nuove, a partire da cellule staminali emopoietiche, ossia cellule immature presenti al suo interno. In caso di leucemia, invece, le cellule staminali proliferano in maniera incontrollata, interferendo con la crescita e lo sviluppo delle normali cellule del sangue e invadendo i tessuti sani.
Le cure a disposizione
In alcuni casi, la leucemia si può curare con una terapia chemioterapica, mentre in altri è necessario il trapianto di midollo osseo. In pratica, si infondono cellule staminali emopoietiche prelevate da un soggetto sano compatibile con il ricevente. Il trapianto più facile è quello da fratelli compatibili. Se non ci sono fratelli o famigliari compatibili, si ricorre al midollo di donatori o alle cellule emopoietiche prelevate dal cordone ombelicale, disponibile in banche mondiali.
Lotta contro il tempo
Purtroppo, per il 30-40% dei bambini malati non si trova un donatore idoneo o non lo si trova nei tempi adeguati. Per questo, i ricercatori hanno iniziato a capire come trasformare i genitori in possibili donatori. Mamma e papà, infatti, hanno cellule staminali immunogeneticamente compatibili con il proprio figlio solo per il 50%: una percentuale troppo bassa, che può causare complicanze anche fatali. Per anni si è ricorsi alla cosiddetta “purificazione”, un tipo di manipolazione delle cellule prelevate che garantiva una buona percentuale di successo del trapianto, ma che comportava un rischio elevato di infezioni.
Tecnica all’avanguardia
Ora, il gruppo di ricercatori italiani ha elaborato una tecnica di manipolazione delle staminali più efficace. Infatti, essa consente di eliminare le cellule più pericolose (linfociti T alfa/beta+), che aggrediscono i tessuti del ricevente, lasciando però quantità significative di cellule buone (linfociti T gamma/delta+, cellule natural killer), che diminuiscono il rischio di infezioni severe e ricadute.
I risultati sono incoraggianti
La nuova procedura è stata testata su 80 pazienti che hanno avuto una ricaduta dopo i trattamenti chemioterapici o che soffrivano di leucemie acute resistenti alle cure tradizionali. Ebbene, nella casistica considerata, il rischio di mortalità da trapianto è stato molto basso (5%) e quello di ricaduta di malattia del 24%. Di contro, la probabilità di cura definitiva è stata superiore al 70%. “Un valore sovrapponibile (anzi lievemente migliore) a quello ottenuto nello stesso periodo in bambini leucemici trapiantati da un donatore, familiare o non consanguineo, perfettamente compatibile” hanno affermato gli esperti. Risultati che fanno ben sperare.