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Laringospasmi, broncospasmi e difficoltà respiratorie in generale: nelle ultime settimane è stato registrato un aumento del 25% dei casi di bambini finiti in Pronto soccorso per difficoltà respiratorie. Il dato, registrato soprattutto nelle grandi città, dipenderebbe principalmente dall’aumento dello smog e dell’inquinamento atmosferico in generale, complice anche un inverno perlopiù asciutto (l’assenza delle piogge contribuisce ad aumentare i livelli di inquinamento dell’aria).
Emergenza smog
La maggior parte delle volte si tratta di casi di iper-reattività delle mucose respiratorie agli inquinanti dell’aria, e a essere colpiti sono soprattutto i bambini più predisposti a patologie respiratorie e allergie, ma anche i piccoli nei primissimi anni di vita. A parlarne è il presidente della Società italiana di pediatria (Sip), Giovanni Corsello: “Negli ultimi due mesi i Pronto soccorso pediatrici hanno registrato un incremento di accessi per emergenze respiratorie con un aumento di circa il 25%. Un aumento che noi pediatri stiamo osservando legato proprio all’emergenza smog e inquinamento delle ultime settimane, soprattutto nelle grandi città”.
Rivolgersi sempre al pediatra
Le emergenze respiratorie si manifestano soprattutto con crisi di broncospasmo o laringospasmo. In questi casi solitamente “la terapia prevede aerosolterapia o, nei casi più gravi, somministrazione di adrenalina o cortisone. Il consiglio è comunque quello di rivolgersi sempre al pediatra al presentarsi di questi disturbi”.
Tenere i bambini lontano dallo smog
Per ridurre al minimo l’insorgere delle emergenze respiratorie “è bene far sostare i bambini il meno possibile nel centro città dove il traffico è maggiore e nelle vicinanze delle zone industriali – conclude il presidente Sip -. Un’indicazione valida soprattutto per i più piccini”.