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Intorno ai 2-3 anni di età, quando il piccolo ha ormai acquisito una certa disinvoltura nell’utilizzo del linguaggio, impara anche a dire le bugie.
Quando iniziano a dire le bugie
In questa prima fase però non si tratta di bugie “utilitaristiche”, dette cioè consapevolmente e con uno scopo preciso, ma di frottole innocenti o invenzioni fantastiche che hanno a che fare con il cosiddetto “pensiero magico”, l’assetto mentale caratteristico dell’infanzia che, secondo J. Piaget, figura di riferimento della psicologia dell’età evolutiva, è contraddistinto dall’assenza di una netta separazione tra la realtà e l’immaginazione.
Questa particolare predisposizione del bambino, oltre a stimolare in lui l’elaborazione di racconti fantastici (1), gli consente di negare un fatto evidente (2) o di alterare secondo la sua volontà delle verità che non gli piacciono o che sono ancora troppo difficili da accettare (3).
Perché un bambino mente
Verso i 4-5 anni il bambino inizia a distinguere più chiaramente ciò che è vero da ciò che è falso e quindi a sapere, quando dovesse capitargli, di mentire. È proprio a questa età che fanno la loro comparsa le cosiddette “bugie intenzionali” o “utilitaristiche” che nella maggior parte dei casi hanno precisi obiettivi, per esempio:
- 4) nascondere a mamma e papà di aver combinato un guaio;
- 5) evitare una sgridata o una punizione;
- 6) risparmiarsi la fatica di fare qualcosa che non si ha voglia di fare.
Di solito, però, a questa età è molto semplice scoprire se il bimbo sta mentendo: egli non ha, infatti, ancora acquisito dimestichezza e quindi, quando dice la bugia, tende ad assumere un atteggiamento imbarazzato e nervoso e a contraddirsi facilmente. È proprio in questa fase che mamma e papà devono iniziare a dare più peso alle bugie del piccolo e a monitorare l’evoluzione di questo comportamento, avendo cura di trasmettergli messaggi molto chiari circa il fatto che mentire è sbagliato.
Un segnale di autonomia
La comparsa delle “bugie intenzionali” nel bambino segnala una tappa significativa nel progressivo percorso verso l’indipendenza nei confronti dei genitori. Proprio come la comparsa del “no”, intorno ai 2 anni, rappresenta una prima forma di affermazione della propria volontà contro quella di mamma e papà, così dire una bugia permette al piccolo di creare una sorta di margine tra il proprio mondo personale e quello delle figure adulte di riferimento. Al contrario, la totale incapacità di mentire a mamma e papà indica l’assenza di questo confine e la permanenza di una condizione di completa dipendenza e continuità.
Che cosa fare quando un bambino impara a dire le bugie
1. Esprimere in modo netto il proprio giudizio negativo sulle bugie “utilitaristiche”fin dalla loro prima comparsa.
2. Non cadere in contraddizione davanti al bambino, evitando in sua presenza di ricorrere, come si fa spesso, alle cosiddette “bugie buone”, ma sforzarsi di adottare dei comportamenti coerenti con quello che si dichiara a parole. Col tempo e con l’aiuto dei genitori, egli imparerà a capire la differenza tra queste bugie dette a fin di bene e quelle utilitaristiche che sottendono un inganno.
3. Non eccedere negli atteggiamenti rigidi o punitivi: ciò rischierebbe di spingere il piccolo a mentire più spesso proprio al fine di evitare i castighi.
4. Cercare di trasmettere al bambino dai 5-6 anni il concetto-chiave che, raccontando di frequente bugie, si rischia di perdere la fiducia da parte di mamma e papà che inizieranno a dubitare di ogni sua affermazione.