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Il figlio di genitori fumatori non necessariamente avrà un infarto, ma potrebbe dover convivere con una probabilità più alta di andare incontro a problemi cardiovascolari da adulti. Un danno silente, dunque, di cui si rischia di accorgersi soltanto quando è troppo tardi.
I pericoli del fumo di terza mano
Fumare sul terrazzo o areare non basta, perché a essere incriminato è anche il fumo di “terza mano”, ovvero quello che si deposita sui vestiti, sulle pareti, sui mobile e che, a contatto con i gas dell’aria, sprigiona sostanze tossiche che rimangono negli ambienti anche per mesi e sono inalate o assorbite attraverso il contatto con la pelle. A indagare la relazione genitori fumatori e sistema cardiovascolare nei bambini è stato uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma e pubblicato sulla rivista medica Thorax, una delle principali riviste di medicina respiratoria del mondo.
Colpa dello stress ossidativo
Negli adulti il fumo aumenta lo stress ossidativo, attivando un enzima e diminuendo la biodisponibilità di ossido nitrico, che protegge da aterosclerosi e rischio cardiovascolare. Lo studio italiano ha valutato la produzione di ossido nitrico in un gruppo di bambini figli di genitori fumatori e in un gruppo di controllo. I figli dei fumatori hanno dimostrato di avere una minore produzione di ossido nitrico e più stress ossidativo rispetto ai figli dei non fumatori, con conseguente alterazione della dilatazione arteriosa.
L’automobile è il luogo più rischioso
Studi recenti hanno dimostrato che (a causa dello spazio ridotto) le concentrazioni tossiche in automobile possono essere fino a venti volte superiori a quelle osservate in casa. Nonostante questo il 65% dei genitori fumatori ha dichiarato di fumare in auto regolarmente, purtroppo anche in presenza dei bambini (21%). La convinzione che abbassare i finestrini serva a evitare rischi cardiovascolari e respiratori si è dimostrata del tutto errata.