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Se in una famiglia ci sono genitori depressi, è importante non sottovalutare il problema. Forme di depressione più o meno severe, infatti, non causano solo disagio emotivo alla persona che ne soffre, ma possono mettere a rischio la sicurezza di tutta la famiglia. Per questo motivo, se si sospettano situazioni depressive che coinvolgano uno dei genitori, è importante mettere in atto tutte le strategie possibili per aiutare sia chi ne soffre sia il nucleo famigliare sia gli esperti. Cerchiamo di capire in che modo con l’aiuto delle dottoresse Nicoletta Giacchetti e Franca Aceti, psichiatre del servizio di Psicopatologia perinatale del Policlinico Umberto I di Roma.
Genitori depressi: sintomi e cosa fare
In caso di genitori depressi, la malattia può manifestarsi in modi talvolta diversi che dipendono dalle caratteristiche individuali, dalla struttura di personalità e dal contesto socio-culturale in cui ci si trova.
La depressione perinatale (pre e post-partum)
E’ un disturbo delle neomamme caratterizzato da calo dell’umore, sentimenti di colpa, di inadeguatezza, frequenti crisi di pianto, alterazioni del ritmo sonno-veglia, sensazione di incapacità nel gestire il ruolo di madre. I sintomi depressivi cominciano a manifestarsi durante la gravidanza oppure entro i primi giorni dopo il parto. La forma più seria che può comparire in questo periodo è la psicosi puerperale. Questa consiste in un’alterazione emotiva che, oltre alla tristezza, può manifestarsi con sentimenti ostili nei confronti del neonato, accompagnati talvolta da uno stato confusionale.
La depressione maggiore
Entrambi i genitori possono manifestare una depressione maggiore, un disturbo dell’umore che comporta demotivazione, tristezza, sentimenti di svalutazione o di colpa, stanchezza cronica, e alterazione del ritmo del sonno. Nella comparsa della malattia intervengono fattori ereditari (di solito se un genitore ne soffre si è a rischio), vissuti emotivi e situazioni di disagio sociale. La depressione maggiore, però, da sola difficilmente può spingere a scelte estreme come il suicidio e l’uccisione di un figlio. “In questi casi può emergere un vissuto delirante di rovina o di colpa in cui l’omicidio del figlio viene vissuto in modo “altruistico” per liberare il bambino da uno stato di profonda sofferenza o da un futuro tragico” spiegano le dottoresse. “In questi casi compaiono segnali evidenti di disagio emotivo che non dovrebbero essere sottovalutati, soprattutto se mettono a rischio il benessere e la vita di chi ne soffre e di un bambino”.
Quando la depressione porta al suicidio
Potrebbero essere legati a problemi di genitori depressi i fatti di cronaca che di tanto in tanto vengono riportati. Sono madri e padri che scelgono di togliersi la vita insieme con quello che hanno di più caro: i propri figli, quasi sempre piccoli. C’è stato l’episodio di una mamma quarantenne, che si è lanciata da un ponteggio che avvolgeva il condominio in cui abitava, portando con sé la figlia di sei anni e il cane. E c’è stato il caso di un padre che ha lasciato cadere dal balcone al primo piano la figlia di cinque anni, per fortuna salvata. I casi di omicidio-suicidio, soprattutto con i bambini, lasciano sgomenti perché sembra impossibile che un genitore possa voler togliere la vita alla propria creatura.
Cosa fare se un genitore è depresso
È essenziale non sottovalutare i segnali della depressione, soprattutto atteggiamenti inusuali verso il bambino. Attenzione soprattutto a trascuratezza o vissuti di rifiuto, sensi di colpa eccessivi o ingiustificati, umore labile con tendenza a non prefigurarsi il futuro. Per poter diagnosticare un disturbo dell’umore è necessario rivolgersi a personale specializzato che operi nell’ambito della salute mentale. In tutti questi casi, il sostegno del partner e degli altri familiari è di fondamentale importanza per avviare un percorso di cura. E’ bene ricordare che su tutto il territorio nazionale esistono, oltre a centri specializzati, anche i consultori familiari dove poter ricevere una adeguata assistenza.
Le altre cause del suicidio-omicidio
Non è corretto pensare che tutti i genitori depressi possano mettere a repentaglio la propria incolumità e quella dei figli, arrivando a raptus di follia omicida. Il rischio si corre in presenza di situazioni più severe, poco frequenti.
- In questo ambito rientrano i disturbi psicotici deliranti che implicano una percezione distorta della realtà. Il bambino in questo caso non è più un oggetto d’amore, ma viene vissuto in modo ostile e collegato a vissuti danneggianti e persecutori.
- Il suicidio-omicidio è tuttavia per lo più legato a una malattia di tipo depressivo in cui lo stato emotivo spinge il genitore a sopprimere il figlio e se stesso, nell’illusione di tornare a vivere insieme in un mondo migliore, privo di sofferenza.
- Va infine ricordata anche la cosiddetta Sindrome di Medea, in cui il gesto estremo di eliminare il figlio nasce dal desiderio di “punire” il partner da cui ci si è sentiti traditi o rifiutatati.
Foto di Liza Summer per pexels.com