Pelle d’Orso – Grimm

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 28/11/2019 Aggiornato il 12/09/2024

Una fiaba dei fratelli Grimm che insegna a essere tenaci e a non fidarsi delle apparenze. Da leggere ai bambini tutti insieme

Pelle d’Orso – Grimm

C’era una volta un baldo giovane, che s’arruolò come soldato, si comportò da coraggioso ed era sempre il primo quando piovevano pallottole. Fino a quando durò la guerra, tutto andò bene, ma, a pace compiuta, egli fu accomiatato e il capitano gli annunciò che poteva andare dove voleva. I suoi genitori erano trapassi ed egli non aveva più casa, allora andò dai suoi fratelli e li implorò di mantenerlo fino a che non c’era guerra. Però i fratelli avevano il cuore duro e dissero: “Che ce ne facciamo di te? Non ci servi, vedi tu come te la puoi cavare.” Al soldato non rimaneva che il suo fucile, se lo mise in spalla e decise di andare per il mondo. Giunse in un’ampia prateria, dove non c’era altro da vedere se non un cerchio d’alberi, là sotto egli sedette e meditò amaramente sul suo destino. ‘ Non ho denaro ‘, pensava, ‘ ho imparato solo il mestiere delle armi e adesso che la guerra è terminata non hanno più bisogno di me: indubitabile dovrò morir di fame ‘. All’improvviso udì un frastuono e, come si guardò intorno, si vide davanti uno sconosciuto, che portava una giubba verde, pareva un gran signore, ma aveva un disgustoso piede da cavallo. “So già cosa ti manca” disse l’uomo, “avrai denaro e ricchezze da dissipare a volontà, ma prima devo sapere se non hai paura, per non buttare via inutilmente il mio denaro.” “Un soldato e la paura, non vanno insieme” egli rispose, “puoi mettermi alla prova.” “Dunque”, disse l’uomo “guardati alle spalle.” Il soldato si voltò e vide un grande orso, che trotterellava barrendo verso di lui. “Oh!” sbraitò il soldato “ti farò il solletico al naso, che ti passi la voglia di brontolare.” Mirò e lo colpì al muso, così l’orso cadde per terra e non si mosse più. “Vedo bene che non manchi di valore” disse lo sconosciuto “ma c’è anche un’altra condizione da considerare.” “Se ne va della mia salvezza eterna” rispose il soldato, che guardava bene chi aveva di fronte “diversamente non m’impegno a nulla.” “Vedrai tu stesso” rispose Giacca Verde, “per sette anni a sopraggiungere, non puoi lavarti, né pettinarti la barba e capelli, né tagliarti le unghie, né dire un Pater Noster. Poi ti darò una giubba e un mantello che potrai portare per tutto questo tempo. Se muori entro i sette anni, sei mio, ma se resti in vita, sei libero e ricco fino alla fine dei tuoi giorni.”

Il soldato pensò al gran bisogno in cui si trovava e, poiché era andato così spesso incontro alla morte, volle provocarla anche questa volta e accondiscese. Il diavolo si tolse la giubba verde, la porse al soldato e disse: “Con questa giubba indosso, se metti la mano in tasca, l’avrai continuamente piena di denaro.” Poi scuoiò l’orso e disse: “Questa pelle sarà il tuo mantello e il tuo letto, perché su questa e nessun altro letto devi dormire. E, per colpa del tuo costume, ti chiamerai Pelle d’Orso.” Poi il diavolo sparì. Il soldato si mise addosso la giubba, mise subito la mano in tasca e trovò che le cose stavano proprio così. Poi s’avvolse nella pelle d’orso e andò in giro per il mondo, se la spassava e non trascurava nulla, di quello che faceva bene a lui e male al suo denaro. Il primo anno andò ancora discretamente, ma già l’anno dopo egli somigliava un mostro. I capelli gli nascondevano quasi tutto il viso, la barba pareva un pezzo di feltro grezzo, le dita avevano gli artigli e la faccia era così coperta di lerciume che a piantarvi il crescione sarebbe di certo venuto su. Chi lo vedeva scappava via, ma siccome in ogni luogo egli offriva denaro ai poveri, perché pregassero per lui, che non morisse entro sette anni, e per di più pagava bene, trovava sempre un alloggio. Nel quarto anno giunse a un’osteria, dove l’oste non desiderava accoglierlo e neppure indicargli un posto nella stalla, perché aveva timore che i suoi cavalli s’impaurissero. Ma quando Pelle d’Orso mise mano in tasca e tirò fuori una manciata di ducati, l’oste si lasciò raddolcire e gli diede una delle stanze sul retro, ma egli dovette dar parola di non farsi vedere per non denigrare la locanda. La sera, intanto che Pelle d’Orso era solo e s’augurava con tutta l’anima che i sette anni fossero già passati, udì lagnarsi forte nella stanza confinante. Egli era di buon cuore, aprì la porta e scorse un vecchio che piangeva sconsolatamente e si strappava i capelli. Gli s’avvicinò, ma l’uomo saltò in piedi e voleva fuggire. Alla fine, udendo una voce umana, si lasciò persuadere, e rincuorato affabilmente, Pelle d’Orso lo spinse a rivelargli la causa del suo dolore, a poco a poco i suoi averi erano andati in fumo ed egli e le sue figlie soffrivano la fame; egli era così povero che non poteva neppure pagare l’oste e l’avrebbero messo in carcere. “Se è tutto qui la preoccupazione” disse Pelle d’Orso, denaro ne ho a sufficienza. Fece andare a chiamare l’oste, lo pagò e in tasca allo sfortunato mise una borsa piena d’oro. Quando il vecchio si vide liberato dai suoi guai, non sapeva come dimostrare la sua riconoscenza: “Vieni con me” gli disse, “le mie figlie sono grazie di bellezza, scegline una in moglie. Sentendo quello che hai fatto per me, non potranno rifiutare. Certo hai l’aria un pò insolita, ma loro ti rimetteranno in ordine.”

Pelle d’Orso ne fu ben felice e l’accompagnò. Quando la maggiore lo vide in faccia, si spaventò a tal punto che diede un grido e fuggì. La seconda invece rimase e l’osservò da capo a piedi, ma poi disse: “Come posso prendere un marito che non ha più l’aspetto umano? Mi piaceva di più l’orso sbarbato che un tempo si faceva vedere da queste parti e che si spacciava per un uomo: se non altro aveva una pelliccia da ussaro e guanti bianchi. Se fosse solamente brutto, potrei abituarmi a lui.” Ma la minore disse: “Caro padre, deve essere un buon uomo se vi ha soccorso nel bisogno. In cambio gli avete promessa una sposa, dovete mantenere la vostra parola.” Peccato che la faccia di Pelle d’Orso fosse coperta di sudiciume e di capelli, diversamente si sarebbe potuta veder la sua gioia all’udir queste parole. Si tolse dal dito un anello, lo ruppe in due parti uguali, e ne diede una alla fanciulla, l’altra la trattenne per sé. Ma nella prima scrisse il proprio nome, nell’altra il nome di lei, e la pregò di conservare con cura la metà dell’anello. Poi prese congedo e disse: “Devo vagabondare per tre anni, se poi non torno, sei libera, perché allora io sono morto. Ma prega Dio che mi tenga in vita.”

La povera promessa sposa si vestì tutta di nero e quando pensava al suo sposo le si appressavano le lacrime agli occhi. Dalle sorelle non aveva che beffe e canzonature. “Sta attenta” diceva la maggiore, “se gli dai la mano, ti darà una zampata.” “Guardati” diceva la seconda, “gli orsi amano il dolce e se gli piaci ti mangia.” “Dovrai fare sempre tutto quel che vuole” proseguiva la maggiore “se no si mette a barrire.” E la seconda continuava: “Però le nozze saranno raggianti, gli orsi danzano bene.” La fidanzata taceva e non si lasciava confondere. Ma Pelle d’Orso andava per il mondo, da un luogo all’altro, faceva il bene dove poteva e donava caritatevolmente ai poveri, perché pregassero per lui. Quando infine spuntò l’ultimo giorno dei sette anni, tornò nella prateria e sedette sotto quel cerchio d’alberi. Non passo molto tempo che s’udì il sibilo del vento, e il diavolo gli stava di fronte e lo guardava furioso, poi gli buttò la sua vecchia giubba e rivoleva indietro quella verde. “Non con tanta fretta!” rispose Pelle d’Orso “prima hai l’obbligo di ripulirmi.”

Lo desiderasse o no, il diavolo dovette andar a prender l’acqua, lavarlo, pettinarlo e tagliargli le unghie. E dopo Pelle d’Orso aveva l’aspetto di un valoroso guerriero ed era molto più bello di prima. Quando finalmente il diavolo se ne fu andato, Pelle d’Orso si sentì allargare il cuore. Andò in città, indossò una lussuosa giubba di velluto, salì in un cocchio tirato da quattro cavalli bianchi, e andò a casa della fidanzata. Nessuno lo riconobbe, il padre lo credette un ufficiale d’alto rango e lo condusse nella stanza dove erano le sue figlie. Egli dovette sedersi fra le due maggiori, esse gli versavano il vino, gli offrivano i migliori bocconi e riflettevano di non aver mai visto un uomo più bello al mondo. Ma la fidanzata gli sedeva di fronte, vestita di nero, non alzava gli occhi e non diceva una sola parola. E quando egli chiese al padre se voleva dargli una delle figlie in sposa, le due maggiori balzarono in piedi e corsero in camera loro per infilarsi i vestiti più belli. Ognuna s’immaginava d’essere la favorita. Appena fu solo con la fidanzata, lo sconosciuto tirò fuori il suo mezzo anello e lo gettò in un bicchiere di vino, che le porse attraverso la tavola. Ella lo prese, ma quando bevve e trovò il mezzo anello, si sentì battere il cuore. Prese la metà che portava al collo appesa ad un nastro, l’accostò all’altra, e si vide che le due parti si congiungevano perfettamente. Allora egli disse: “Sono il tuo fidanzato, che tu hai visto quand’era Pelle d’Orso, ma per grazia di Dio ho recuperato la mia figura d’uomo e mi sono ripulito.” Le andò accanto, l’abbraccio e le diede un bacio. Nel frattempo entrarono le due sorelle, tutte in ghingheri, e quando videro che quel bell’uomo era toccato alla minore e ascoltarono che era Pelle D’orso, corsero fuori su tutte le furie, l’una s’annegò nel pozzo, l’altra s’impiccò ad un albero. La sera bussarono alla porta e quando lo sposo aprì, ecco il diavolo in giubba verde che disse: “Grazie, adesso ho due anime in cambio della tua”.

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