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L’elastografia epatica consente di vedere se il fegato del bambino abbia iniziato a perdere funzionalità, divenendo meno elastico e sviluppando fibrosi epatica. La novità consiste proprio nella possibilità di misurare l’elasticità dell’organo, che è direttamente correlata alla presenza o meno di fibrosi. L’esame per la diagnosi del fegato grasso, basato su una nuova metodica elastografica, somiglia a una semplice ecografia e quindi si può ripetere nel tempo. Il suo utilizzo permette di evitare metodiche più invasive come la biopsia, particolarmente pesanti soprattutto per i pazienti pediatrici. Una ricerca condotta dall’ospedale Pediatrico Bambino Gesù insieme alla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma ha di recente approvato l’uso di questa tecnica per valutare con precisione il fegato grasso anche nei più piccoli.
Come funziona il nuovo esame
Lo studio condotto dagli ospedali romani ha preso in esame bambini e ragazzi fra gli 8 e i 17 anni di età, ai quali era già stata diagnosticata la steatoepatite tramite una precedente biopsia epatica. L’elastografia, cui i pazienti sono stati sottoposti, è stata la “real-time 2D-Shear Wave” che, integrandosi con le apparecchiature ecografiche tradizionali, permette di visualizzare l’immagine anatomica del fegato in tempo reale, con la possibilità di selezionare le zone da sollecitare. In particolare, l’esame consente di individuare la presenza di fibrosi epatiche significative e, in modo meno preciso le fibrosi moderate, nei bambini affetti da steatoepatite non alcolica.
La causa è il sovrappeso
La steatosi epatica o fegato grasso è un problema crescente tra bambini e adolescenti, la cui causa è spesso l’eccesso ponderale (sovrappeso o vera e propria obesità). In Italia una recente stima ha valutato che circa il 20-22% degli adolescenti è sovrappeso e circa il 10% è obeso. Il 70-80% di questi ragazzi presenta steatosi epatica, che può progredire (in percentuale variabile dal 20% al 60%) in steatoepatite non alcolica.