Il Leone innamorato
Sévigné, tu che alle Grazie
d’ogni grazia sei modello,
tu che in cor ti vanti rigida
quanto splende il viso bello,
deh! concedimi attenzione
per il tempo d’una favola,
nella quale mostrerò
come amor vinse il Leone.
Io per pratica già so
che a parlar d’amor a te
non si va senza pericolo.
Dal provar Iddio ti salvi
quanto Amore sia terribile
indomabile padrone!
Ma l’amor messo in canzone,
che si umilia oggi al tuo piè,
più terribile non è.
In quel tempo che le bestie
ragionavan più d’adesso,
i Leoni pretendevano
con noi stringer società.
– Non ha forse, – essi dicevano, –
non ha forse il nostro sesso
intelletto e forza ed anima
come l’uomo, e una criniera
per di più che l’uom non ha? –
Un mattin di primavera
un Leone in una bella
pastorella s’incontrò,
tanto bella che al pastore
per isposa dimandò.
Dico il ver che il pover’omo
si aspettava forse un genero
più modesto e galantuomo:
ma poteva dir di no?
Ei temeva che la bestia
non andasse sulle furie:
o che, smessa la modestia,
non facesse uno sproposito
la fanciulla, a cui non era,
come avvien, punto antipatico
un amante ardito e forte
e con tanto di criniera.
Per venir dunque alle corte
disse il padre: – Anima mia,
la fanciulla è così timida,
che temer forse potria
delle dure tue carezze,
de’ tuoi baci troppo ardenti.
Fatti prima rader l’unghia
e limare un poco i denti -.
Per non perder la dolcezza
d’un amor che cieco il rende,
l’animale innamorato
al consiglio acconsentì;
ma un leone disarmato
è un castello che si arrende.
Quattro cani ed un bastone
ammazzarono il Leone.
Sempre Amor, se fuoco prende,
tu vedrai finir così.