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Quando nasce un bambino è molto facile incappare in alcune dicerie che riguardano la sua crescita. Abbiamo individuato 9 false credenze popolari su come si cresce un figlio, tutte vecchie certezze da sfatare assolutamente. Tramandate da generazioni fin dalla notte dei tempi, queste credenze che paiono scolpite nella roccia, si rivelano spesso meno certe, se non addirittura deleterie, certamente da sfatare. Vediamo quali sono e prepariamo a sorprenderci.
Prepararsi all’uragano (di consigli non richiesti)
Come una regola non scritta, quando in famiglia arriva un bambino si scatena puntualmente un vero e proprio “assalto” da parte di parenti e amici, pronti a subissare i neogenitori di consigli e appunti, il più delle volte non richiesti, e derivati da una concezione legata a un passato che, nella maggior parte dei casi, risulta essere fallace e contraddistinto da false credenze popolari e certezze ormai contraddette dalla ricerca scientifica e dal progresso.
Nonostante i consigli di medici e pediatri, ci sarà sempre qualcuno in famiglia che dirà “ma lasciali stare quelli, fai così” e ancora “ai miei tempi era cosà”, “no, quello non lo devi assolutamente fare”. Un uragano di suggerimenti indesiderati (e, a volte, anche insistenti e invadenti) investe, così, letteralmente i neogenitori, che finiscono per trovarsi tra due fuochi e dover fare i conti con imbarazzanti situazioni, cercando di far cambiare idea a qualcuno che difficilmente vorrà scostarsi dalle sue convinzioni “secolari”.
Per evitare di farsi davvero travolgere da queste situazioni, il consiglio è quello di affidarsi e fidarsi del proprio pediatra. Confrontarsi con il medico è, infatti, l’unico vero modo certo per avere risposte a dubbi e paure che non si riescono a dissipare con l’istinto e che rischiano di essere accentuate restando ad ascoltare consigli di nonni, genitori e amici, che i figli li hanno cresciuti in un mondo che, in un certo senso, per la pediatria è la preistoria.
Due verità per cambiare prospettiva
Prima di iniziare finalmente l’elenco dei falsi miti da sfatare è, a nostro avviso, fondamentale chiarire ancora un paio di cose che possono aiutare i neogenitori a guardare i piccoli con occhi diversi.
La prima questione che ci preme affrontare è la definizione di esogestazione, termine sotto cui ricadono indicativamente i nove mesi successivi alla nascita. La gestazione, infatti, non si esaurisce nei nove mesi trascorsi nel grembo materno (endogestazione), ma prosegue anche dopo il parto, con l’esogestazione, appunto.
In questo periodo, il neonato completa il proprio sviluppo, “credendo” in un certo senso di trovarsi ancora nella pancia, ed è per questo che il supporto e la vicinanza della mamma risulta per lui vitale. Il supporto del genitore aiuta così il piccolo a maturare un maggiore senso di sicurezza e serenità, introducendolo al meglio nel mondo in cui è stato catapultato.
Da qui, la necessità di mettersi, in qualche modo, nei panni del piccolo e di provare a guardare la situazione dalla sua prospettiva. Un esercizio che permette di migliorare il rapporto genitore-figlio e “alleggerisce” le fatiche che, soprattutto nei primi mesi, la situazione comporta. Vediamo, dunque, quali sono le 9 false credenze popolari che meritano di essere sfatate una volta per tutte su come si cresce un figlio.
1. Ma lascialo piangere!
Niente di più sbagliato, lasciare piangere i piccoli, magari per farli addormentare prendendoli “per sfinimento”, è una delle cose meno indicate. Il pianto, infatti, è uno (se non l’unico) modo che i neonati hanno per comunicare un malessere. Lasciare che piangano, non solo non serve a nulla, ma finisce per provocare stress e risultare nocivo per il corretto ed equilibrato sviluppo del sistema psicofisico.
2. Non dargli vizi
Chiariamolo subito: i neonati non hanno vizi! Ogni richiesta e azione, dal cibo al sonno, dalla poppata ai lamenti, ha un fondamento e una causa scatenata da una reale necessità del piccolo. Se, per esempio, ci chiede più latte o yogurt, il motivo è spesso in una carenza di calcio. I piccoli, per istinto e natura, sanno che cosa vogliono. I vizi non sanno nemmeno che cosa sono.
3. Ma lo attacchi ancora al seno?
Sulla stessa lunghezza d’onda si inserisce anche l’annosa questione di quando staccare (o attaccare) al seno il bambino. La regola è che… non ci sono regole. Molto dipende dalla disponibilità della neomamma e di come procede l’allattamento. Il bambino si attacca e richiede il seno quando ne sente la necessità naturale e non ha orari prestabiliti, come molti voglio ancora farci credere.
Collaborando con il piccolo in questa fase, la produzione di latte si stabilizza sulle sue necessità e l’allattamento al seno sarà estremamente piacevole. Detto questo, con stanchezza, stress o ansia eccessivi, decidere di ricorrere al latte artificiale non è certo una cosa di cui vergognarsi. Dalla salute ed equilibrio della mamma dipendono quelle dei piccoli. Quindi allattamento al seno a richiesta o con latte artificiale, tutto è molto soggettivo e soprattutto a discrezione della mamma, non di giudizi esterni!
4. Ma non tenerlo in braccio!
Il contatto fisico tra genitori e bambini è fondamentale, perché aiuta a tranquillizzarli e familiarizzare con le persone che lo circondano. Tenere in braccio i piccoli, facendo anche collaborare l’altro genitore, non significa viziarli, ma dar loro sicurezza e aiutarli nello sviluppo della propria personalità. Quanto più il bambino si sentirà protetto e amato, tanto più sarà in grado di affrontare con più consapevolezza e certezza il mondo che lo circonda.
5. Fa freddo, mettigli un altro maglione
È vero, non muovendosi, i piccoli possono sentire maggiormente il freddo, ma la soluzione non è quella di aggiungere strati e strati di vestiti. La temperatura percepita è, infatti, pressoché la stessa di quella che sente un adulto. Se fa caldo, avrà caldo anche lui. Se fa freddo, avvertirà lo stesso freddo anche lui. Inoltre, concedersi una passeggiata anche con temperature più rigide non può che fargli bene, stimolando il suo sistema immunitario e conciliando il sonno. Sapete una cosa? Nei paesi del Nord Europa, le mamme sono solite lasciare i passeggini “parcheggiati” fuori dai negozi mentre fanno shopping, non importa quale temperatura ci sia, il freddo li fortifica e li abitua prima al tipico clima di quelle zone.
6. Sgridalo un po’, così capisce
Sgridare un bambino finisce per intimorirlo e bloccarlo su tantissime cose. Prova, per esempio, a bere da solo, ma rovescia l’acqua a terra? Non sgridiamolo, altrimenti, i progressi fatti per arrivare ad avere il coraggio di compiere un gesto in indipendenza verranno spazzati via in pochi secondi. Quell’acqua caduta deve essere l’occasione per far crescere la loro sicurezza e indipendenza. La falsa credenza per cui sgridare i bambini è un bene va assolutamente rivisitata. Non è con le urla e le sgridate che si può fortificare il carattere di un bambino o farlo ‘rigare dritto’. Per ottenere qualcosa bisogna incoraggiare i propri figli, riprenderli se sbagliano ma senza mortificarli o scoraggiarli.
7. Quelle cose io non ve le avevo mai fatte mangiare
Anche in tema di svezzamento e introduzione graduale degli alimenti, le cose sono molto cambiate rispetto al passato. Dopo i sei mesi di vita, infatti, i piccoli sono pronti a mangiare praticamente ogni cibo. Con le dovute attenzioni e precauzioni, seguendo i consigli dei pediatri, i bambini possono iniziare ad assaggiare i cibi che mangiamo noi. Inoltre, tenerli a tavola mentre si mangia, li aiuta ad apprendere come si mastica e si consuma il cibo, permettendogli di fare pratica semplicemente osservando i nostri comportamenti.
8. Aggiungi un po’ di miele sul ciuccio
Questa è un grande classico. Peccato che il miele sul ciuccio non serva praticamente a nulla, se non a favorire l’insorgere di carie e problemi ai denti. Una falsa credenza che per far rilassare un bambino ci sia bisogno degli zuccheri, come anche del biscottino da sciogliere nel biberon dai sei mesi in poi. Tutte false credenze che vanno assolutamente ribaltate e da non seguire assolutamente.
9. Ha i piedi freddi, mettigli le scarpe
Mettere le scarpe ai bambini è sconsigliato prima dell’anno di età. I pediatri, infatti, raccomandano di lasciare i piedi liberi dei piccoli il più a lungo possibile. Piuttosto, meglio un paio in più di calzini, perché costringere i piedi dentro le scarpe, vuol dire ostacolare il corretto sviluppo della muscolatura plantare.