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Anche per i genitori esperti, che hanno più figli o già grandicelli, capire perché il bambino piange è sempre una sorta di rebus. Si teme di sottovalutare qualche malessere serio oppure, al contrario, di dare troppa importanza alla stanchezza o a un capriccio.
Quando è molto piccolo
Un neonato di pochi giorni o settimane, quando piange, non lo fa mai per un capriccio come invece può avvenire più avanti. Il pianto è l’unico modo che ha per comunicare un eventuale disagio o malessere.
Per capire perché il bambino piange si può osservare il suo atteggiamento. Se è rabbioso, si morde le manine, gira la testolina se gli si tocca una guancia probabilmente ha fame perché sono trascorse ore dall’ultima poppata oppure ha preso poco latte. Se, invece, il pianto è disperato e non si placa e inoltre il piccolo tende le gambine e ha l’addome duro, potrebbe avere un problema di coliche. Sono l’accumulo di gas nell’intestino, a causa di un apparato digerente ancora immaturo, che causano però dolore intenso. Il disagio si può alleviare tenendo il bimbo in braccio a pancia in giù oppure facendogli un delicato massaggio sull’addome in senso orario. Un altro motivo per cui il bambino piange potrebbe essere che ha bisogno di fare il ruttino: in questo caso il piccolo va sollevato e tenuto in posizione verticale contro il petto, dando piccoli colpetti sulla schiena.
Potrebbe essere nervoso
Anche un neonato a volte piange non per problemi fisici, ma perché è stanco, nervoso o annoiato. Il pianto lamentoso può comparire, per esempio, quando il bebè è stato sottoposto a uno stress, come visite di amici e parenti che parlano a voce alta, oppure una passeggiata in un luogo rumoroso o troppo illuminato. Il pianto indica che il piccolo è stressato e nervoso e non riesce a prendere sonno: in questo caso ci si deve armare di pazienza, cullare il bimbo in un luogo silenzioso e in penombra e aspettare che si calmi. Al contrario, il piccolo piange se è annoiato e ha bisogno di stimoli: se, per esempio, è stato tenuto tutto il giorno in casa, sulla sdraietta o sul passeggino, perché fuori piove o fa freddo, potrebbe avere accumulato energie che non sa come scaricare. In questo caso è opportuno portarlo a fare una passeggiata oppure prenderlo in braccio, portarlo a spasso per la casa mostrandogli oggetti o giocattoli.
Quando è più grandicello
Dai due anni in poi capire perché il bambino piange può essere più difficile, perché da questa età inizia l’epoca dei capricci, delle proteste, della ribellione alle regole. Distinguere il pianto da capriccio da quello da malessere è possibile. Il bambino strepita, piange “asciutto”, si butta per terra, pesta i piedi? Difficilmente ha un problema di salute, più probabilmente è stanco, nervoso oppure sta mettendo in atto un capriccio in piena regola per ottenere qualcosa dai genitori. In questi casi, blandirlo e concedergli l’oggetto desiderato è controproducente, perché il bambino si rende conto che sarà sufficiente mettere in atto lo stesso comportamento per avere quello che desidera. Con dolcezza ma con fermezza in questi casi, si ignora il comportamento del bambino e lo si riconduce a casa, oppure nella sua stanza. Quando si sarà calmato, si potrà parlare con lui per capire le cause del suo malessere.
Può avere un disturbo di salute
Ci può anche essere un malessere fisico dietro il pianto del bambino. Può essere legato a otite, dolori addominali, mal di testa, tutti disturbi piuttosto comuni nell’infanzia. In questi casi il pianto da dolore si distingue da quello del capriccio perché è più flebile, il bambino è pallido, abbattuto, disinteressato ai tentativi che i genitori mettono in atto per distrarlo. L’otite, per esempio, è frequente nei bambini piccoli in conseguenza di un raffreddore, per il ristagno di muco nelle cavità nasali, che sono in comunicazione con l’apparato uditivo. Il mal di pancia può essere dovuto a un’infinità di motivi, dalla stitichezza alla gastroenterite, dall’ansia per il dover andare alla scuola dell’infanzia. Un consulto con il pediatra è opportuno, anche per visitare il bambino e inquadrare il problema, escludendo problemi più seri come per esempio un’appendicite. Anche il mal di testa è una causa frequente di dolore nei bambini: in qualche caso è di tipo primario, ossia non legato a malattie sottostanti, ma può essere provocato anche da un difetto visivo, come un astigmatismo non diagnosticato, una sinusite trascurata, oppure da stress o problemi neurologici.
Fonti / Bibliografia
- https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_159_ulterioriallegati_ulterioreallegato_2_alleg.pdf
- https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2077_allegato.pdf
- C’è un’età per il mal di testa? - Meyer - Azienda Ospedaliero UniversitariaL'Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer di Firenze si occupa dell'assistenza sanitaria dei bambini, della didattica e della ricerca scientifica in ambito pediatrico. Il Meyer è un ospedale ad alta specializzazione.