DSA: cosa e quanti sono i disturbi specifici dell’apprendimento

Francesca Scarabelli A cura di Francesca Scarabelli Pubblicato il 21/11/2023 Aggiornato il 21/11/2023

Si sente spesso parlare di DSA, cioè di Disturbi Specifici dell'Apprendimento, ma di cosa si tratta esattamente? Vediamo insieme tutto quello che c'è da sapere su dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia.

DSA: cosa e quanti sono i disturbi specifici dell'apprendimento

L’inizio della scuola primaria è un bel cambiamento per i nostri bambini, che si trovano di fronte alla sfida di imparare a leggere e a scrivere. Per la maggior parte di loro l’apprendimento di queste abilità sarà abbastanza rapido, tanto che molti genitori si stupiscono di come già prima di Natale i loro bimbi siano capaci di destreggiarsi a leggere e scrivere le prime parole. Per altri, purtroppo, questo percorso è meno agevole. Si possono infatti manifestare i DSA, cioè i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, che possono rendere le cose difficili ai nostri bambini. Ma di cosa si tratta e cosa fare?

Cosa sono i DSA e come capire se un bambino ha un disturbo dell’apprendimento

I DSA, cioè Disturbi Specifici dell’Apprendimento, sono caratterizzati da un’incapacità cronica di automatizzare alcune abilità, come ad esempio quella di leggere, di scrivere o di rapportarsi con i numeri. Spesso nei primi anni di scuola primaria, quando i bimbi si trovare ad avere a che fare per la prima volta con la lettura e la scrittura, queste difficoltà vengono imputate a pigrizia, distrazione, svogliatezza o addirittura scarsa intelligenza: nulla di più falso, semplicemente il bambino ha delle difficoltà nella sfera dell’apprendimento che derivano da un disturbo del neurosviluppo. Se ad esempio compie molti errori ortografici, non sarà obbligandolo a esercitarsi di più che si risolverà il problema, anche se con le giuste strategie possono esserci ampi margini di miglioramento. Bisogna inoltre sottolineare che l’intelligenza di questi bambini è assolutamente nella norma e possono anche essere particolarmente brillanti in altri ambiti. L’elemento di riferimento è sempre la discrepanza rispetto alle competenze attese per la fascia d’età: se l’apprendimento di una data capacità per il bambino è molto faticoso e non si acquisisce entro i tempi previsti, pur tenendo conto della variabilità individuale, si può sospettare la presenza di un disturbo. Ovviamente questa discrepanza non deve avere altre possibili spiegazioni: è ovvio che un bambino straniero arrivato da poco in Italia possa avere maggiori difficoltà rispetto a un bimbo che padroneggia da sempre la lingua.

I segnali d’allarme che aiutano a capire se un bambino ha un disturbo dell’apprendimento, ovvero difficoltà a:

  • riconoscere le lettere dell’alfabeto,
  • fissare la corrispondenza fra segni grafici e suoni,
  • scrivere in modo corretto da un punto di vista ortografico,
  • impugnare correttamente la matita,
  • utilizzare lo spazio nel foglio,
  • produrre forme geometriche,
  • copiare immagini,
  • leggere, scrivere, mettere in colonna i numeri,
  • manipolare piccoli oggetti,
  • dividere in sillaba le parole.

Cosa fare quando c’è un disturbo dell’apprendimento nel bambino

Con l’aiuto di uno specialista il bambino può mettere in atto una serie di strumenti compensativi che lo possono aiutare a imparare con minor fatica. La diagnosi può essere rilasciata, oltre che dalle Unità di Neuropsichiatria Infantile delle ASL o degli ospedali, da équipe private di specialisti accreditate dall’ASL. I disturbi che rientrano nella categoria dei DSA sono quattro: dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia. Vediamoli nel dettaglio!

Cos’è la dislessia?

La dislessia è un disturbo che indica una difficoltà nella lettura. Può insorgere anche negli adulti a causa di malattie neurologiche o traumi cerebrali, ma si manifesta soprattutto nei bambini nella fase di apprendimento: in questo caso viene chiamata dislessia evolutiva. I bambini che hanno questa difficoltà non hanno problemi sensoriali o psicologici e la loro intelligenza è nella norma. Possono però far fatica a leggere in maniera scorrevole e precisa e confondere alcune lettere visivamente simili oppure con un suono simile (come ad esempio T e D). Sono difficoltà comuni a molti bambini che cominciano a leggere o scrivere, ma in caso di dislessia questa situazione non migliora con il tempo o l’esercizio.

Come si effettua la diagnosi?

Alcune difficoltà nella lettura non sono sufficienti per procedere con una diagnosi di dislessia. Per avere un quadro completo della situazione e procedere con una eventuale diagnosi – che deve essere sempre fatta da psicologi e neuropsichiatri infantili – bisogna valutare anche le capacità cognitive del piccolo ed escludere la presenza di eventuali problemi, la storia scolastica del bambino e cercare di individuare possibili problemi sensoriali o ambientali che possano aver influito sull’apprendimento. La diagnosi, infine, non deve giungere troppo presto, ma solo alla fine della seconda classe della scuola primaria per dare al bimbo la possibilità di consolidare la sue capacità di apprendimento.

Cos’è la disortografia e cosa comporta?

Questa problematica, che si colloca sempre nell’ambito dei DSA, riguarda una disfunzione nell’applicazione delle regole ortografiche nella scrittura di parole o di frasi. Spesso i bambini che ne soffrono compiono molti errori di grammatica, di punteggiatura o di ortografia, ad esempio omettendo o sostituendo alcune lettere all’interno delle parole, facendo errori con le doppie oppure con accenti e apostrofi. Spesso questi bambini conoscono bene le regole di ortografia e grammatica, ma non riescono ad applicarle in maniera automatica. Devono invece concentrarsi sulla corretta scrittura di ogni parola, con un grande dispendio di tempo e di energie. La disortografia non è facile da diagnosticare se non dopo i primi due anni di scuola primaria, dal momento che quasi tutti i bambini che cominciano a scrivere hanno questo tipo di difficoltà. I bambini con disortografia, però, continuano a non riuscire a consolidare le principali regole ortografiche, nonostante tutto l’impegno che possono metterci.

Disgrafia

Foto di Julia M Cameron
da Pexels

Come riconoscere la disgrafia?

La disgrafia è un disturbo relativo alla scrittura, non tanto per quanto riguarda la correttezza delle parole ma relativo all’abilità motoria della scrittura. Il risultato è che il bambino scrive in maniera lenta, difficoltosa e poco precisa, tanto da risultare a volte del tutto incomprensibile o quasi. La diagnosi può essere fatta solo alla fine della seconda classe della scuola primaria, ma alcuni segnali possono essere osservati anche in bambini più piccoli, verso i 3 o 4 anni di età, che possono manifestare delle difficoltà nel coordinamento motorio e nell’esecuzione di compiti come ad esempio infilare e sfilare perline, aprire e chiudere barattoli o scatole, eseguire travasi e altre attività simili.

Disortografia o disgrafia?

Questi due termini sono spesso usati come sinonimi, ma in realtà indicano due problematiche diverse, seppure entrambe appartenenti alla sfera dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento. La disortografia riguarda infatti la difficoltà nello scrivere correttamente parole e frasi dal punto di vista ortografico, mentre la disgrafia comporta una scarsa capacità nello scrivere parole e lettere in maniera ordinata, regolare e leggibile; la difficoltà in questo caso riguarda proprio il tratto grafico, non le regole di ortografia e grammatica.

Cos’è la discalculia?

La discalculia riguarda l’inabilità di automatizzare i meccanismi di conteggio, di calcolo e di memorizzazione, ad esempio delle tabelline. Queste problematiche possono manifestarsi tutte insieme oppure singolarmente, riguardando uno solo di questi ambiti. Sin dai primi mesi di scuola primaria i bambini che ne soffrono possono mostrare difficoltà a fare semplici calcoli o ad acquisire abilità matematiche basilari, ma la diagnosi non può essere effettuata prima della fine della terza classe di scuola primaria proprio per evitare falsi positivi, cioè di classificare come affetti da discalculia bambini che sono semplicemente più lenti nell’apprendere.

Come affrontarla a scuola?

Una diagnosi di discalculia richiede un intervento anche a livello scolastico: la scuola deve infatti predisporre per questi alunni un Piano Didattico Personalizzato che tenga conto delle caratteristiche dei bambini e che preveda strumenti compensativi e misure dispensative per poterli aiutare. Esistono comunque vari tipi di test per valutare i disturbi dell’apprendimento, somministrati da specialisti in materia.

Dsa

Foto di Tima Miroshnichenko da Pexels

Dalla diagnosi all’azione: strumenti compensativi e misure dispensative

Una volta emessa una diagnosi di DSA bisogna attivarsi per rendere il più agevole e piacevole possibile il percorso scolastico di questi bambini. Questo può avvenire tramite un Piano Didattico Personalizzato (PDP) stilato dal consiglio di classe in base alla relazione diagnostica. Questo può prevedere l’uso di strumenti compensativi che – come dice il nome stesso – compensano alcune funzioni deficitarie nell’alunno, come ad esempio la possibilità di poter usare la calcolatrice nel caso della discalculia, l’uso di un software di videoscrittura che suggerisca anche la corretta ortografia delle parole per chi ha problemi di disgrafia o disortografia oppure un programma di sintesi vocale che legga al posto dei bambini con dislessia.
Ci sono poi anche misure dispensative, che ad esempio prevedano che i bimbi con dislessia non siano obbligati a leggere ad alta voce in classe o che i bambini con discalculia abbiano un minore numero di esercizi nelle loro prove.

Foto di copertina di Pixabay da Pexels

 
 
 

In breve

Con l’inizio della scuola primaria è normale che alcuni bimbi abbiano delle difficoltà, ma se permangono è bene valutare se possono rientrare nei DSA, cioè nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, che nello specifico sono dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia.

 

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