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Se il bimbo è molto attirato dai giochi “da femmina” o preferisce trascorrere i suoi momenti di gioco con le compagne, a trovarsi in difficoltà sono in primis i genitori e a seguire gli educatori. I bambini sono alla ricerca della propria identità sessuale ed è molto importante non vietare loro nuove esperienze.
Centri d’accoglienza in Italia
In Italia, nonostante gli stereotipi siano meno rigidi e ci sia una maggiore apertura verso le diverse identità sessuali, per i genitori il tema della disforia di genere, intesa non come una patologia ma come affermazione della propria identità sessuale è ancora un tabù. Dal 2000, tuttavia, sono diversi i centri che accolgono anche i bambini molto piccoli e le loro famiglie: a Roma a Torino, Napoli, Milano e Firenze. “Non voglio paragonare l’Italia alla Gran Bretagna, dove si registra una crescita importante dei casi – racconta Valerio Paolo – professore di psicologia clinica all’Università Federico II di Napoli e presidente dell’Osservatorio nazionale identità di genere – ma anche nel nostro Paese il fenomeno non è da trascurare. Abbiamo pochi centri di accoglienza, che tra l’altro sopravvivono grazie alle proprie forze, ma sempre più genitori che si rivolgono a loro”.
Genitori più attenti
L’aumento dei genitori che si rivolgono ai centri specializzati viene confermata anche da Damiana Massara, coordinatrice della commissione minorenni della Onig. “In realtà non possiamo parlare di un aumento del numero dei bambini che manifestano la disforia di genere, ma di una maggiore attenzione da parte dei genitori che ora sanno a chi rivolgersi. Gli stessi gruppi di ricerca si sono resi conto che la disforia di genere non poteva non essere considerata anche in bambini piccoli”.
Anche adolescenti
I ragazzi, invece, si rivolgono ai centri in autonomia: “A contattarci sempre più spesso sono i genitori dei bambini che dimostrano comportamenti atipici, mentre nel caso degli adolescenti il procedimento è inverso: sono loro che si rivolgono direttamente ai nostri centri, delegando a noi un primo contatto con i loro familiari”.
Incidenza doppia tra i bambini maschi
L’ospedale San Camillo di Roma concorda con altri istituti sul fatto che la disforia di genere si manifesti maggiormente in età infantile e adolescenziale, in circa il 2-3% della popolazione pediatrica. In particolare sarebbero i maschi dai 2 ai 12 anni a soffrirne maggiormente, il doppio rispetto alle femmine. Per quanto riguarda, invece, gli adolescenti tra i 13 e i 18 anni, negli ultimi due anni sono aumentate soprattutto le femmine che decidono di diventare maschi. Dall’Istat, infine, arrivano i numeri dell’abbandono scolastico degli adolescenti con disforia di genere (il 38% rispetto al 17% della popolazione); questo a causa, soprattutto, di forme di isolamento ed episodi di bullismo da parte dei compagni.