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La dipendenza da videogiochi, la cosiddetta gaming addiction, è diventata ufficialmente una malattia. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha, imfatti, incluso questo disturbo da disordine da gioco nella sua lista internazionale.
Gioco fuori controllo
L’utilizzo ossessivo dei dispositivi digitali preoccupa molti genitori di bambini e adolescenti. Molti ragazzi mostrano un bisogno eccessivo di videogiocare che interferisce sulle altre attività della giornata, creando, nei casi peggiori, una vera e propria dipendenza da videogiochi. Adesso nella sezione “Malattie mentali” dell’International classification of diseases che classifica tutte le patologie, utilizzata per identificare le malattie a livello internazionale, l’Organizzazione mondiale della sanità ha incluso per la prima volta anche l’uso compulsivo di videogame. L’Oms definisce, nello specifico, la dipendenza da videogiochi come un comportamento ricorrente con importanti conseguenze sulla sfera personale, familiare, sociale, educativa o lavorativo. Caratteristica predominante del disturbo è la mancanza di controllo sul gioco cui viene dato maggiore importanza rispetto al resto.
Pro e contro dei dispositivi digitali
L’Oms sostiene che “l’utilizzo di internet, computer, smartphone e altri apparecchi elettronici è aumentato in modo esponenziale negli ultimi decenni, e mentre sono ovvi ed evidenti a tutti i benefici che questi hanno portato nelle nostre vite, sono stati anche documentati diversi problemi di salute legati a un utilizzo eccessivo di queste tecnologie, che richiedono sempre maggiori interventi in diverse parti del mondo”. L’associazione americana per l’intrattenimento Esa (Entertainment software association) si è schierata contro la classificazione dell’Oms e sottolinea che “il buon senso e la ricerca oggettiva dimostrano che i videogame non creano dipendenza. E definendoli in questo modo, l’Oms sminuisce la portata dei veri problemi mentali, come la depressione e la fobia sociale, che meritano la piena e completa attenzione della comunità medica”.
I rischi per i più giovani
Troppe ore attaccati a pc e smartphone potrebbero creare problemi di assuefazione. Tra i primi sintomi ci sono la perdita di ore di sonno, la tendenza a isolarsi, l’incapacità di trovare la concentrazione e il peggioramento dei risultati scolastici. Nel lungo periodo il rischio è quello di sviluppare una personalità compulsiva e ripetitiva con problematiche che si ripercuotono sulla vita di tutti i giorni: i ragazzi tendono a isolarsi dal gruppo dei pari e a uscire poco, a mostrare minore interesse verso sport e hobby, iniziano ad andare male a scuola, trascorrono molte ore a giocare prima di addormentarsi, sembrano assenti e scollati dalla realtà che li circonda.