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Se può essere considerato normale entro certi limiti, dire parolacce resta comunque un comportamento che deve essere corretto dai genitori. Quasi sempre,è all’asilo che il bimbo – a contatto per la prima volta con tanti altri coetanei – impara le prime parolacce. Vero è che, in questa fase iniziale, il bambino di solito non conosce il significato delle parole che ripete ed è soprattutto lo spirito di emulazione o l’attrazione verso la novità che lo spinge a usarle. Solo successivamente, soprattutto a causa delle reazioni scandalizzate degli adulti, il bambino scopre l’effetto che pronunciare le parolacce può provocare.
Il ruolo chiave dei genitori
È proprio a questo punto che l’atteggiamento dei genitori assume un ruolo chiave nell’evoluzione del comportamento del piccolo: se sarà troppo rigido e si accompagnerà a sgridate e punizioni eccessive, otterrà probabilmente il risultato di far dire al bimbo meno parolacce in loro presenza, ma lo spingerà a identificare questi termini “vietati” con un’intrigante trasgressione tramite cui sfidare il mondo dei “grandi” o prenderne le distanze. Del resto, anche manifestando una completa indifferenza al turpiloquio si rischia di far sentire il bambino autorizzato a ricorrervi abitualmente, impedendogli in questo modo di comprendere a fondo il significato e gli effetti che l’uso di questo linguaggio può provocare su chi ascolta. In particolare nel confronto con i coetanei il bambino scoprirà, inoltre, la funzione “offensiva” svolta dall’insulto, per cui una parola può arrivare a fare più male di un’aggressione fisica, nonché il ruolo di “lasciapassare” che, in molti casi, il turpiloquio ha rispetto al “gruppo”.
4 consigli pratici
1. Ogni volta che il bambino dice delle parolacce, è importante dirgli che si disapprova quel modo di parlare: egli non deve avere alcun dubbio sull’atteggiamento del genitore al riguardo e se vanno evitate le reazioni eccessive, in quanto danno troppo peso alla parolaccia, altrettanto sbagliato sarebbe mostrarsi divertiti o indifferenti.
2. Sforzarsi di essere coerenti avendo cura di non usare parolacce in presenza del bambino: non si può pretendere che egli si renda conto che usare questi termini è sbagliato se poi i suoi modelli di riferimento lo fanno abitualmente.
3. Cercare di fare capire al bambino l’effetto che le parolacce producono: soprattutto intorno ai 3-4 anni il bimbo spesso non conosce il significato delle brutte parole che usa e se vi ricorre abitualmente, magari anche rivolgendosi a qualcuno in particolare, la mamma e il papà dovrebbero spiegargli cosa vogliono dire e quanto il sentirle possa urtare la sensibilità delle persone.
4. Cogliere ogni occasione per indicare al bambino modelli di comportamento positivi cercando al tempo stesso di fargli capire che, spesso, chi usa parolacce esprime, in realtà, debolezza.