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Tra lockdown e zone rosse e i conseguenti divieti allo svolgimento delle attività ricreative e sportive, il Covid-19 ha provocato un aumento del consumo di cibi spazzatura e di tempo trascorso davanti a monitor, tv e consolle, peggiorando – sebbene ce ne sia tutt’altro che bisogno – la problematica dell’obesità infantile. A sottolinearlo è una ricerca pubblicata sulla rivista Obesity da un gruppo di ricercatori italiani e statunitensi guidati da Angelo Pietrobelli della Scuola di medicina e chirurgia dell’Università di Verona.
Coinvolti 41 bambini
La ricerca è stata condotta lo scorso anno a Verona su un campione di 41 bambini e adolescenti con obesità che stavano partecipando a uno studio osservazionale longitudinale. I ricercatori hanno raccolto informazioni sullo stile di vita – tra cui tipo di alimentazione, attività svolte nel corso della giornata e comportamenti legati al sonno – poco prima dell’inizio del lockdown nazionale della scorsa primavera e 3 settimane dopo, quando erano obbligatori il confinamento a casa e l’interruzione di qualunque spostamento e attività al di fuori delle mura domestiche (al di là delle eccezioni per casi di lavoro, salute, necessità e urgenza, ormai ben note).
Cinque ore al giorno davanti agli schermi
Dall’analisi dei dati è emerso, dal punto di vista alimentare, che durante il lockdown non ci sono stati cambiamenti nell’assunzione di verdura, mentre è aumentata l’assunzione di frutta. Allo stesso tempo, però, l’assunzione di patatine, carne rossa e bevande zuccherate è aumentata significativamente, peggiorando lo stile alimentare dei bambini e degli adolescenti esaminati. Non solo: dalla ricerca è emerso che il tempo speso in attività sportive è diminuito di più di due ore alla settimana, mentre il tempo trascorso davanti agli schermi è aumentato di quasi 5 ore (4,85).
Un problema che riguarda tutti i bambini
Lo studio ha coinvolto bambini e adolescenti con chili in eccesso, ma l’aumento del consumo di cibo spazzatura e del tempo trascorso davanti agli schermi riguarda un po’ tutti i giovanissimi: se per alcuni bimbi è stato possibile durante il “confinamento” casalingo avere mamma o papà a disposizione tutto il giorno, molti altri invece sono stati lasciati di fronte a tv e videogiochi mentre i loro genitori erano alle prese con lo smart working, e spesso il cibo – compreso quello “spazzatura” – ha rappresentato una fedele compagnia. Se a tutto questo si aggiunge che molti bambini hanno dovuto abbandonare, o seguire a singhiozzo, le proprie attività sportive, si capisce come i divieti allo svolgimento della normale vita quotidiana dovute alla pandemia Covid-19 abbiano facilitato in molti casi l’aumento di peso nei giovanissimi.
Effetti sulla salute futura
“Riconoscere questi effetti collaterali delle chiusure dovute al Covid-19 – scrivono i ricercatori – è fondamentale per evitare di vanificare gli sforzi condotti per tenere sotto controllo il peso nei bambini che soffrono di obesità infantile”. Una problematica di cui non si può non tenere contro, spiegano i ricercatori, dal momento che “a seconda della durata delle chiusure e dei confinamenti in casa, gli effetti negativi possono avere un impatto a lungo termine sul livello di adiposità, e quindi sulla salute futura di quelli che oggi sono bambini o adolescenti”.