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Alla luce di tutto quello che sta succedendo a livello internazionale, sono moltissimi i genitori che si stanno chiedendo se e soprattutto come spiegare la guerra ai bambini. Dopo lo scoppio del conflitto fra Russia e Ucraina, c’è stato quello recentissimo fra Israele e Palestina, senza dimenticare gli altri scontri meno noti, come quelli in Sudan o nella Repubblica democratica del Congo: sta diventando dunque molto difficile tenere la parola guerra fuori dalla vita dei nostri figli e continuare a non affrontare l’argomento.
Del resto, non sarebbe nemmeno corretto farlo. “È giusto e necessario parlare della guerra ai bambini, naturalmente con le modalità consone alla loro età e al contesto” interviene la dottoressa Caterina Pettinato, psicologa, psicoterapeuta e mental coach a Reggio Emilia, Padova e Parma.
A quale età bisogna parlarne?
“Già a partire dalla seconda elementare si può iniziare a introdurre la tematica e a parlarne direttamente, utilizzando parole e spiegazioni adatte all’età” afferma la psicologa. L’ideale è scegliere un momento tranquillo, in cui si ha tempo per affrontare il discorso con calma, e chiedere al figlio cosa sa della guerra, se ha visto e sentito qualcosa, in modo da farlo sentire ascoltato e da capire se si è già fatto un’idea. Se dimostra di essere poco interessato non forzarlo, ma magari rimandare la questione a un altro momento. Se invece mostra interesse, provare ad approfondire.
In questi casi, sono molto efficaci le metafore, che aiutano a contestualizzare la guerra nella loro quotidianità, senza banalizzarla. Per esempio, mamma e papà possono aiutare i figli a capire il concetto di conflitto partendo dai vari litigi che hanno con i compagni di scuole: in fin dei conti, anche i bisticci sono piccole guerre e alla fine, spesso grazie all’intervento delle maestre o di altri adulti, si arriva alla pace (armistizio). Si può anche partire da un disegno fatto insieme per poi iniziare una riflessione. Il significato dei disegni dei piccoli infatti possono aiutare a interpretare i loro pensieri più nascosti.
Cosa dire ai più piccoli
Ovviamente i bambini più piccoli non hanno gli strumenti per processare un argomento complesso e delicato com’è la guerra. Ed è normale che i genitori tendano a proteggere la loro infanzia dalla violenza e dall’orrore. Tuttavia, se fanno domande, magari perché hanno sentito gli adulti parlarne, è importante non fare finta di nulla, ma anzi dare loro delle risposte semplici e chiare, evitando spiegazioni nozionistiche.
Per esempio, si può spiegare che i conflitti sono delle situazioni brutte in cui delle persone non riescono a parlarsi e a capirsi e si fanno male fisicamente. “Mamma, perché fanno la guerra?” è una delle classiche domande che potrebbero fare i più piccoli.
Come spiegare la guerra ai bambini più grandi e ai ragazzi
Ai bambini più grandi e ai ragazzi si può spiegare la guerra entrando più nel dettaglio, cercando di ragionare insieme a loro su quello che sta succedendo, sui concetti di democrazia e pace, su quello che stanno vivendo i civili coinvolti dai conflitti e sulle azioni che si stanno mettendo in atto a livello umanitario. Può essere d’aiuto raccontare le storie dei loro coetanei che vivono nelle zone di guerra per stabilite un’empatia, far comprendere loro l’impatto che le guerre hanno sulla vita delle persone “normali” e far scaturire osservazioni. È importante che i genitori sostengano il dialogo con loro, cerchino il loro punto di vista, li stimolino a riflettere e a far emergere le loro emozioni.
È fondamentale che bambini e ragazzi capiscano che la guerra, così come la pace, sia una scelta e che tutti devono impegnarsi per costruire una cultura della pace e promuovere il rispetto delle persone e dei diritti umani.
Libri utili per raccontare la guerra
I genitori possono ricorrere anche all’utilizzo di libri mirati per affrontare certe tematiche con i figli. “Le storie sono molto utili per far capire ai più piccoli cos’è la guerra e stimolare delle riflessioni nei più grandi. Usare materiale che favorisca la riflessione e la condivisione è sempre una buona scelta” conferma l’esperta.
Per genitori e insegnanti è molto prezioso il libro “Che paura la guerra!” di Barbara Franco, con giochi, attività e consigli pratici per stimolare i bambini a comunicare ciò che pensano e sentono. La guerra spiegata ai bambini diventa così meno complessa.
Titoli per i più piccoli
“Favole di pace” di Mario Lodi, 14 storie che insegnano il valore della pace e dell’amicizia.
“Promemoria” di Gianni Rodari, una poesia che fa capire che la guerra è una di quelle cose da non fare.
“Il Giorno che venne la guerra” di Nicola Davies, la storia vera di una bambina che fugge dalla guerra nel suo paese e arriva in Europa.
Titoli per i bambini della scuola primaria
“La battaglia delle rane e dei topi. Da Omero” di Daniele Catalli, che denuncia l’assurdità della guerra.
“La guerra di Catherine” di Julia Billet e Claire Fauvel, che narra la storia di una ragazza ebrea.
“La repubblica delle farfalle” di Matteo Corradini, che racconta una straordinaria forma di resistenza di un gruppo di ragazzi durante la seconda guerra mondiale.
Titoli per i bambini della scuole secondarie
“Mi chiamo bambino” di Steve Tasane, che narra fatti realmente accaduti a bambini in campi profughi in varie parti del mondo negli ultimi anni.
“L’amico nascosto” di Katherine Marsh, che ha per protagonista un ragazzo fuggito dalla Siria.
“Storia di una ladra di libri” di Markus Zusak, un romanzo sul potere delle parole e sulla capacità dei libri di nutrire lo spirito.
Non sottovalutare le loro emozioni
Quando si parla di tematiche così delicate, come la guerra e il lutto, è fondamentale prestare sempre grande attenzione alle emozioni dei bambini. I genitori dovrebbero fare in modo che i figli si sentano liberi di esprimere ciò che sentano, incoraggiandoli a dire cosa provano se faticano a esternarlo, senza mai banalizzarle o sminuire le loro emozioni.
Durante il discorso, chiedere più volte se si sentono bene, se hanno perplessità o domande da fare, se si sentono tristi o arrabbiati. “Non dimenticare di indagare il vissuto emotivo anche dei più grandi, le loro paure, che spesso sono più profonde rispetto a quelle dei più piccoli. Questi ultimi sono più inconsapevoli e spesso più protetti, con i ragazzi dalle medie in su spesso invece si dà per scontato che capiscano e che siano pronti, invece non di rado hanno paura e provano angoscia per quello che potrebbe accadere” sottolinea la psicologa.
Prestare attenzione alle loro reazioni anche nei giorni successivi ricordando loro che se hanno paura o semplicemente vogliono parlare, mamma e papà sono sempre disponibili. “Attenzione a guardare i telegiornali in loro presenza, perché spesso le informazioni descrivono una realtà limitata e sono molto impattanti” avverte Caterina Pettinato.
Mai dimenticarsi di rassicurarli
Fare il possibile per rassicurarli, ripetendo che loro sono al sicuro e non corrono pericoli e che tante persone nel mondo stanno lavorando per mettere fine alla guerra e portare la pace e che la storia ci ha insegnato che dopo un conflitto segue sempre una tregua. “Mamma e papà devono sempre tranquillizzarli i bambini, soprattutto i piccolini, facendo presente che loro hanno la fortuna di vivere in un contesto al momento molto protetto, ma che non per tutti i bambini è così” consiglia l’esperta. Spiegare poi che a volta si sbaglia, ma che in futuro certe azioni potrebbero portare ad avvenimenti meno negativi.
Valorizzare le storie positive
A fare la differenza è anche il modo in cui i genitori parlano fra loro del tema. Meglio dunque non mostrarsi mai troppo angosciati per non fare preoccupare eccessivamente i figli ed evitare le generalizzazioni, che potrebbero contribuire a generare diffidenza verso determinati popoli o nazionalità. Al contrario, questa è un’occasione per “allenare” la compassione, la sensibilità e la generosità, per esempio verso i civili che stanno ingiustamente subendo delle violenze e magari sono costretti a lasciare la propria casa.
Sì anche a sottolineare le storie positive, come quelle delle persone che, spinte dalla solidarietà, si aiutano a vicenda o dei soccorritori e volontari. È bene poi raccontare le azioni concrete che si stanno mettendo in campo per sostenere le popolazioni in difficoltà e spiegare il ruolo delle associazioni umanitarie e di volontariato. Si potrebbe anche chiedere ai bambini se vogliono scrivere una poesia per la pace, fare un disegno, partecipare a un’iniziativa di donazione, prendere parte a una manifestazione per la pace.
Cosa possono fare gli insegnanti
“La scuola è il contesto più consono per parlare della guerra ai bambini. È infatti un ambiente protetto dove i bambini possono confrontarsi anche con le reazioni con gli altri e sentirsi liberi di esprimere le proprie paure o i propri dubbi” chiarisce la psicologa. Ecco perché sarebbe importante che anche gli insegnanti affrontassero l’argomento con gli alunni. Ma come spiegare la guerra ai bambini a scuola? L’ideale è farlo in maniera strutturata con materiale costruito appositamente che permetta alle emozioni sei bambini di emergere e stimoli il dialogo e la riflessione.
In copertina foto di Berke Araklı da Pexels
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Fonti / Bibliografia
- Come spiegare la guerra ai bambini e ai ragazzi | EMERGENCY
- La guerra spiegata ai bambini | Save the ChildrenLa guerra spiegata ai bambini, come fare? Oggi 1 bambino su 5 vive in zone di conflitto, è giusto spiegarlo a coloro che sono lontani da tutto questo? Sì. Come per i lutti e le separazioni è giusto dire la verità ai bambini e spiegare loro la guerra.
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- 9 suggerimenti su come parlare ai bambini di guerra e conflitti | unicef.chLa guerra è un tema difficile da affrontare, spesso associato a immagini o informazioni sgradevoli, soprattutto per i bambini. Come dovrebbero comportarsi genitori, parenti e insegnanti e come è possibile farsi carico delle paure dei bambini?