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Con il termine bruxismo si indica l’atto del serrare e digrignare i denti per effetto della contrazione involontaria della muscolatura masticatoria. Fa parte delle cosiddette “parafunzioni” – atteggiamenti viziati, ripetuti e persistenti nel tempo, privi di uno scopo specifico (come, per esempio, il vizio di mangiarsi le unghie o succhiarsi il dito) che determinano un sovraccarico dentale, muscolare e articolare – e interessa una percentuale compresa tra l’8 e il 20 per cento della popolazione, compresi i bambini soprattutto in età prescolare. Ecco come si fa a capire se si soffre di bruxismo con i consigli della dottoressa Silvana Torneo, pediatra, e della dottoressa Luigina Catanzaro, psicologa e psicoterapeuta.
Perché i bambini di notte digrignano i denti?
Il digrignamento (ovvero lo sfregamento tra arcata superiore e inferiore) e/o il serramento dei denti tende a evidenziarsi mentre si dorme (bruxismo notturno), in una condizione di assenza di controllo cosciente dei movimenti. Di solito dura dai 5 ai 10 secondi e si ripete più volte durante la notte. Nel caso di bruxismo rumoroso (caratterizzato dal digrignamento), spesso è proprio il rumore prodotto dal bambino mentre dorme a rappresentare il segnale di riconoscimento del disturbo da parte dei genitori, in quanto è possibile percepirlo anche dalla loro camera. Si parla, invece, di bruxismo silenzioso in caso di serramento delle arcate e di bruxismo misto se digrignamento e serramento si alternano. Laddove il disturbo risulti intenso la mattina il bimbo può avvertire una sensazione di dolore a livello mandibolare e di indolenzimento dei muscoli facciali.
A cosa è dovuto il bruxismo?
Pur non essendo stato ancora chiaramente identificata la causa del bruxismo, alla sua comparsa molto probabilmente contribuiscono fattori di natura fisica (malformazioni mandibolari, non corretto allineamento di arcata dentaria superiore e inferiore, gengiviti) e psicologica. Più precisamente, l’incapacità di esprimere in modo diretto un sentimento di ansia e disagio vissuto dal bambino potrebbe stimolare la comparsa di questo disturbo: il digrignamento dei denti, a livello del tutto inconsapevole, potrebbe rappresentare quindi un modo di scaricare la tensione accumulata. In tal caso il “vizio” tende a scomparire una volta superata la fase emotivamente critica.
Come si può curare il bruxismo?
Il bruxismo può provocare danni all’apparato dentario e muscolo-scheletrico (abrasioni delle superfici dentarie, logoramento dello smalto e indolenzimento dei muscoli masticatori) e, ma solo raramente, arrivare anche a causare accorciamento dei denti, fratture o perdite dentali. Il pediatra può far sottoporre il bambino a una visita dentistica per confermare la diagnosi e verificare la gravità del fenomeno. Se all’origine del disturbo vi sono cause fisiche, il dentista prescriverà le cure necessarie. In ogni caso, per ridurre i danni provocati dallo sfregamento, in genere consiglia il ricorso a un bite (apparecchio da applicare tra le due arcate nelle ore notturne per proteggere i denti dall’erosione). Laddove il bruxismo dovesse, invece, risultare associato soprattutto a fattori pisicologici, il ruolo di mamma e papà risulta fondamentale: dovranno monitorare il fenomeno e la sua evoluzione, assumere un atteggiamento comprensivo e rassicurante verso il bambino per cercare di ridurre il suo carico d’ansia e creare occasioni per dargli modo di esternarla in modo diverso (per esempio tramite giochi d’azione e una pratica sportiva).