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A oggi, non esistono trattamenti specifici in grado di prevenire e contrastare l’evoluzione dell’autismo. Nuove speranze sembrano arrivare però da un recente studio pubblicato sul Journal of Psychiatry Research, da cui è emerso che una particolare molecola in grado di contrastare l’infiammazione, la palmitoiletanolamide (PEA), potrebbe migliorare i sintomi di irritabilità e iperattività nei bambini con disturbi dello spettro autistico. Ecco come si cura l’autismo.
Cos’è l’autismo in poche parole?
L’autismo, o meglio i disturbi dello spettro autistico, rientra nei disturbi del neuro-sviluppo, caratterizzati da una compromissione dell’area del linguaggio e comunicazione, da difficoltà nell’interazione sociale, da interessi ristretti, stereotipati e/o da comportamenti ripetitivi. A tutt’oggi non si conoscono con esattezza le cause di questa condizione, anche se sono state individuate diverse alterazioni genetiche connesse all’autismo. Quel che è certo è che i genitori non hanno alcuna responsabilità. Ecco come si cura l’autismo.
Come si cura e si può guarire?
Purtroppo non esistono cure specifiche per i disturbi dello spettro autistico, ma è possibile impostare degli interventi riabilitativi. L’ultimo studio apre nuove prospettive. Complessivamente, la ricerca ha coinvolto 70 bambini di età compresa fra i 4 e 12 anni, con diagnosi di autismo. Gli autori li hanno divisi in due gruppi: a uno è stato proposto un trattamento con risperidone, un farmaco efficace nel ridurre i comportamenti problematici e ripetitivi, in combinazione con un placebo; mentre all’altro è stata proposta una cura con risperidone e palmitoiletanolamide (PEA), una molecola di natura lipidica capace di controllare i fenomeni infiammatori.
Ebbene, 31 bambini per gruppo sono riusciti a completare le 10 settimane di terapia. Quelli del secondo gruppo, trattati con risperidone PEA hanno avuto migliori benefici sui sintomi di irritabilità e iperattività. Gli effetti positivi sull’iperattività sono comparsi dopo solo cinque settimane di cura. Inoltre, in questo gruppo a fine studio si è visto un miglioramento anche nel linguaggio. Non sono stati osservati eventi avversi seri in nessuno dei due gruppi.
Autismo e neuroinfiammazione, che legame c’è?
Negli ultimi anni si è scoperto che la neuroinfiammazione ha un ruolo importante nella comparsa e nella progessione dell’autismo. “Una persistente condizione di neuroinfiammazione provoca uno scompaginamento dell’architettura e alterazioni funzionali in aree critiche del cervello con sequele molto gravi quando tutto ciò avviene nei periodi dello sviluppo. “In questo contesto è facile comprendere come la ricerca abbia sempre tentato di identificare molecole capaci di antagonizzare la neuroinfiammazione” spiega il professor Luca Steardo, docente del Dipartimento Fisiologia e Farmacologia “Vittorio Erspamer” Università La Sapienza di Roma. Ecco perché si sta cercando di capire gli effetti della palmitoiletanolamide, molecola in grado di ridurre la neuroinfiammazione e la neurodegenerazione.
Fonti / Bibliografia
- Palmitoylethanolamide as adjunctive therapy for autism: Efficacy and safety results from a randomized controlled trial - PubMedInflammation as well as glutamate excitotoxicity have been proposed to participate in the propagation of autism. Palmitoylethanolamide (PEA) is an endocannabinoid proven to prevent glutamatergic toxicity and inhibit inflammatory responses simultaneously. The present randomized, parallel group, doubl …
- Neuroinfiammazione e stress ossidativo: meccanismi molecolari e target terapeutici - ISS