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Per la prima volta cellule staminali trapiantate in pazienti affetti da diabete 1 sono state in grado di secernere insulina in seguito all’assunzione di cibo. Il risultato, primo nel suo genere, è stato ottenuto da due gruppi di ricercatori della canadese University of British Columbia che hanno pubblicato i risultati dei loro studi sulle riviste Cell Stem Cell e Cell Reports Medicine. Ecco come guarire dal diabete di tipo 1.
Come riattivare le cellule beta del pancreas?
I risultati ottenuti, nonostante l’assenza di effetti clinici rilevanti, sono la prima evidenza riportata in letteratura scientifica di secrezione di insulina regolata dai pasti da parte di cellule staminali differenziate trapiantate in pazienti umani. E sebbene intermedi e condotti su un numero non elevato di partecipanti, potrebbero aprire la strada in futuro a terapie per il trattamento del diabete 1 completamente nuove.
Per arrivare ai risultati di oggi i ricercatori canadesi si sono basati su studi condotti nei loro laboratori sulle cellule staminali negli ultimi sedici anni, durante i quali cellule staminali embrionali umane sono state differenziate in cellule endodermiche pancreatiche immature che gli scienziati hanno, nel tempo, scoperto poter maturare e diventare completamente funzionali quando impiantate in modelli animali. Da queste conoscenze è quindi derivata l’idea dei due gruppi di ricercatori di provare a impiantare le cellule staminali differenziate sotto la pelle di pazienti con diabete di tipo 1.
Come aiutare il pancreas a produrre più insulina?
Nello studio pubblicato su Cell Stem, gli autori spiegano che le cellule staminali differenziate in cellule endodermiche pancreatiche sono sopravvissute e maturate in cellule sensibili al glucosio e secernenti insulina entro 26 settimane dall’impianto, e che fino a un anno dopo lo studio i pazienti hanno avuto un fabbisogno di insulina ridotto del 20%. Nel complesso gli impianti sono stati ben tollerati senza eventi avversi gravi correlati all’innesto, anche se due pazienti hanno manifestato effetti collaterali gravi associati al protocollo di immunosoppressione comunemente utilizzato in queste procedure di trapianto. E spiegano che ulteriori studi dovranno essere condotti per determinare la quantità di cellule endodermiche pancreatiche necessaria per ottenere benefici clinicamente rilevanti per i pazienti.
La ricerca su Cell Reports Medicine ha, invece, messo in evidenza l’attecchimento e l’espressione di insulina nel 63% dei dispositivi espiantati nei partecipanti allo studi in diversi periodi di tempo compresi tra i 3 e i 12 mesi dopo l’impianto. Il progressivo accumulo di cellule in grado di secernere insulina si è verificato in un periodo di circa 6-9 mesi dal momento dell’impianto. La maggior parte degli eventi avversi segnalati è risultata collegata alle procedure chirurgiche di impianto o espianto o agli effetti collaterali dei farmaci immunosoppressivi somministrati. I ricercatori stanno attualmente lavorando alle modalità per promuovere al meglio la vascolarizzazione e la sopravvivenza dell’innesto.
Fonti / Bibliografia
- Stem cell-based treatment produces insulin in patients with Type 1 diabetesIn the first study of its kind, a team of researchers at the University of British Columbia’s faculty of medicine and Vancouver Coastal Health (VCH) has helped to demonstrate that a stem cell-based treatment delivered through an implantable device can produce insulin in the human body.
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