Argomenti trattati
Tra i desideri più comuni quando ci si relaziona con un bambino c’è senza dubbio quello di riuscire a farsi raccontare com’è andata la sua giornata in nostra assenza. Che siano stati all’asilo, in giro con gli amici o dai nonni, spesso riuscire a farsi dare una risposta esaustiva e diversa dal classico telegrafico “tutto bene”, finisce per rivelarsi un’impresa.
Gli stessi bisogni dei grandi
Le motivazioni alla base di queste difficoltà sono da ricercare nella necessità dei piccoli e degli adolescenti – come accade anche ai più grandi – di dover ancora elaborare al meglio quanto accaduto durante il giorno e farlo prima di tutto proprio. Basta fermarsi un attimo a riflettere, infatti, per rendersi conto di come, a meno di casi eclatanti, difficilmente capiti anche a noi di aver qualcosa da raccontare delle nostre giornate.
In gioco entra, poi, anche il bisogno (che è più una necessità) dei piccoli di tenere per sé alcune cose, sentirle solo loro e, con un po’ di gelosia, non avere alcuna voglia di condividerle. Tutto questo, per dire che non riuscire a farsi raccontare la giornata non deve essere interpretato come un problema, ma è una cosa totalmente normale e, anzi, anche utile al corretto sviluppo psicologico e al processo di crescita dei piccoli.
Come impostare la comunicazione con i propri figli
Attenzione, però, questo non significa smettere di chiedere e interessarsi, ma semplicemente vivere la situazione in modo consapevole. Chiedere com’è andata la giornata (e riuscire anche a farsi rispondere) è, infatti, un passaggio estremamente importante per tenere aperta la comunicazione con i bambini, condividere esperienze e permettergli di fidarsi di noi.
Come fare? Pur ardua, l’impresa non è impossibile. Grazie ad alcuni idee e consigli, infatti, è possibile rendere il dialogo più semplice, immediato e costruttivo. Anche perché, impostare una comunicazione efficace con i propri figli è fondamentale per costruire relazioni solide e promuovere uno sviluppo sano. Vediamo come e i trucchi per ogni età. Senza dimenticarsi di essere pronti ad adattarsi alle situazioni e alle diverse necessità, tenendo sempre a mente che ogni bambino è differente dagli altri.
1. Ambiente accogliente
Prima di tutto, assicurati che l’ambiente familiare sia accogliente e privo di insidie, legate soprattutto al giudicare eccessivamente ogni cosa. I bambini, infatti, sono maggiormente propensi a condividere quando si sentono al sicuro e apprezzati. Ascoltiamo, quindi, attentamente, senza interrompere e, soprattutto, permettiamo loro di scegliere quando parlare e aprirsi, senza farla passare per una imposizione. Ovviamente, mostriamo sempre interesse e rispetto per le loro opinioni.
2. Utilizzare domande aperte
Il secondo consiglio è quello di evitare le cosiddette domande chiuse, che possono essere soddisfatte con un semplice “sì” o “no”. Poniamo, invece, domande aperte, che richiedano risposte più articolate e dettagliate. Per esempio, invece di chiedere “Hai avuto una buona giornata a scuola?”, potremmo chiedere “Qual è stata la cosa più interessante che hai imparato oggi a scuola?”, in modo da permettere anche di focalizzarsi e lavorare su più episodi e non sull’intera giornata.
3. Creare momenti speciali
Proviamo a creare una routine in cui avere un momento speciale per condividere le esperienze della giornata. Questo potrebbe essere durante la cena o prima di coricarsi. Quando i bambini imparano a convivere con tutto ciò e sanno che esiste un momento dedicato per parlare, si sentono più a loro agio nel raccontare ciò che è accaduto durante la loro giornata.
4. Dare l’esempio
Tra i consigli più importanti rientra certamente quello di fare il primo passo e dare l’esempio. I bambini, infatti, imparano molto più di quanto si possa credere attraverso l’osservazione. Mostrare loro l’importanza di condividere le esperienze della giornata con il proprio comportamento è fondamentale. Raccontiamo prima noi a loro le nostre esperienze e le nostre emozioni, in modo da stimolarli ad aprirsi e spingerli a fare lo stesso.
5. Storytelling e gioco
Un aiuto importante arriva dallo storytelling e dal gioco. Presentare la propria giornata come se fosse una storia o un’avventura può incoraggiare bambini e ragazzi a fare lo stesso e a sviluppare la fantasia, raccontando divertendosi. Aiutiamoci anche con disegni, costruzioni ed esempi, e il momento della condivisione non potrà che giovarne, diventando più libero e leggero.
Incoraggiare l’uso di espressioni creative può essere, infatti, un modo divertente per i bambini di comunicare i propri sentimenti. Disegnare, dipingere, scrivere o persino recitare possono essere modalità alternative per esprimere ciò che provano quando le parole possono sembrare difficili. Queste attività possono anche facilitare la comunicazione con i bambini più timidi o riservati.
6. Al bando i giudizi
Altro aspetto fondamentale, che abbiamo già accennato, ma che merita una menzione a sé e può davvero rivelarsi decisivo, è quello legato al giudizio. Evitare di giudicare e, soprattutto, criticare i bambini quando condividono le loro esperienze risulta decisivo. Anche se non ci si dovesse trovare d’accordo con ciò che dicono, ascoltare sempre con empatia e rispetto è imprescindibile e vincente per farli sentire più liberi nel condividere i loro pensieri e le loro emozioni. Questo aiuta i bambini anche a migliorare il loro modo di comunicare con gli altri, a valutare le situazioni e a trovare le parole esatte al momento opportuno.
7. Be positive
Quando i bambini condividono le loro esperienze, si attendono una risposta e un vero e proprio dialogo. Il loro racconto non deve essere un monologo, ma uno scambio costruttivo di impressioni e aneddoti. Assicurarsi di fornire un feedback positivo risulta, quindi, decisivo. Mostrare apprezzamento per ciò che ci raccontano e porre loro domande, li aiuta a percepire il nostro interesse per quanto ci stanno dicendo. Questa cosa non deve mai mancare. Perché è inutile chiedere qualcosa e poi mettersi a lavorare o a controllare il cellulare. Quando si parla, si parla e lo si fa insieme. Uno sguardo, un sorriso, un abbraccio, una domanda o un’impressione per commentare un dubbio rappresentano il miglior modo per dare loro sicurezza e farli aprire e fidarsi di noi. Insomma, occorre dimostrare interesse reale e concreto. Solo in questo modo, saranno più propensi a continuare a condividere in futuro.
8. Rispettare spazi e privacy
Ma tenere aperto il canale comunicativo non vuol dire solo palare. Anche aver rispetto per i loro momenti e per la loro privacy rientra, infatti, nelle basi di una comunicazione sana e costruttiva. Non sempre, ci sono cose che i bambini vogliono condividere. Dettagli, sfumature o interi episodi, alle volte, è meglio lasciarli inespressi. Non forziamo le barriere, anche loro hanno diritto alla privacy e, nella maggior parte dei casi, saranno poi loro ad aprirsi quando ne sentiranno la necessità e la voglia. E se non dovesse succedere, impariamo a convivere con il rifiuto.
Tecniche utili per aiutare i bambini a sfogarsi
Attraverso la comunicazione possiamo anche aiutare i bambini a sfogarsi e parlare. Altro aspetto fondamentale per favorire il loro sviluppo emotivo e relazionale. I bambini, come gli adulti, possono affrontare situazioni stressanti o difficili, e fornire loro un ambiente sicuro e accogliente per esprimere i propri sentimenti è cruciale.
Innanzitutto, anche in questo caso, è essenziale creare un clima di fiducia e apertura. I bambini devono sentirsi liberi di esprimere i loro pensieri e sentimenti senza paura di essere giudicati. Possiamo promuovere questo ambiente accogliente mostrando empatia e comprensione. Ascoltare attivamente è fondamentale: porre domande aperte e riflettere sui loro pensieri, infatti, incoraggia la condivisione. Al tempo stesso, diamo il giusto valore al tempo necessario perché si sfoghino da soli e si prendano i loro momenti.
Come agire in base all’età dei figli
Farsi raccontare la giornata dai bambini è una sfida in ogni fase della vita. Ecco perché, riuscire ad adattare l’approccio in base all’età è fondamentale per rendere questo momento più piacevole e produttivo. Vediamo quali possono essere i diversi escamotage e le strategie per connettersi con bambini durante le tappe del loro percorso di crescita, dall’asilo alle scuole superiori, e far sì che condividano le loro esperienze quotidiane.
Bambini in età prescolare (3-5 anni)
Nei primi anni di vita, l’approccio da prediligere è quello del gioco come mezzo per iniziare a parlare e a raccontare, magari facendosi aiutare dai loro giocattoli preferiti o dai loro amichetti, che possono anche prendere parte al dialogo. Usiamo sempre domande puntuali e aperte, focalizzando l’attenzione su particolari momenti come, per esempio, il pranzo o l’ora di gioco all’aria aperta, evitando di ricorre al vago e dispersivo “Com’è andata alla materna?”.
Inoltre, è importante insegnare ai bambini il vocabolario emotivo. Aiutarli a identificare e comprendere le proprie emozioni li rende consapevoli rispetto a ciò che stanno vivendo. Per esempio, permetterli di fare propri parole e concetti come essere felice, triste, arrabbiato, spaventato può essere il primo passo per sviluppare la loro capacità di esprimere ciò che provano. Aiutiamoci anche con libri, disegni e cartoni animati.
Bambini in età scolare (6-12 anni)
In questa fase, l’ascolto attivo gioca un ruolo fondamentale. Sediamoci accanto ai piccoli e prestiamo loro totale attenzione, senza distrazioni e pronti a partecipare al dialogo raccontando a nostra volta. Possiamo anche sfruttare un gioco o i compiti come momento di condivisione. Creiamo, dunque, un ambiente rilassato e senza giudizio, coinvolgiamoli nelle nostre attività e chiediamo loro anche di esprimere opinioni e fare riflessioni. Piuttosto che limitarsi a chiedere cosa hanno fatto, infatti, risulta più costruttivo chiedere loro che cosa pensino delle situazioni o come si siano sentiti riguardo a determinati eventi. Questo stimola la riflessione e la comunicazione più profonda.
Adolescenti (13-18 anni)
Una delle età più belle e, al contempo, maggiormente complicate, è senza dubbi l’adolescenza. Dal punto di vista del genitore appare spesso come un campo minato e in un certo senso lo è. I ragazzi, infatti, iniziano a godere di maggiore indipendenza, vivono i primi amori e hanno bisogno di maggiori spazi e libertà.
Rendersi conto del cambiamento è fondamentale per far sì che il canale comunicativo resti aperto. Gli adolescenti, infatti, saranno come molta probabilità più riservati di prima. Per questo, è importante imporsi di rispettare la loro privacy e non forzarli a parlare se non lo desiderano, mostrando al contempo comprensione e disponibilità quando si sentono pronti. Facciamo trovare al posto giusto al momento giusto, ricordandoci di essere sempre un punto di riferimento importante per loro, anche se oramai non più l’unico.
Teniamo per noi giudizi e critiche. Chiediamo, ma impariamo anche ad aspettare che siano loro a chiedere un nostro parere. Solo così, infatti, potremmo creare un ambiente in cui gli adolescenti si sentano liberi di esprimere i propri pensieri senza timori di essere giudicati. Mostriamo, invece, comprensione e rispetto per le loro opinioni, impostando un dialogo costruttivo e non andando allo scontro.
In questa fase, poi, risulta ancora più importante fare il primo passo e raccontare le nostre giornate, chiedendo loro un parere sulle nostre decisioni e problematiche. Questo li farà sentire apprezzati, importanti e coinvolti pienamente nella vita in famiglia, lasciando aperti importanti spiragli negli inevitabili muri che l’adolescenza tende ad erigere, così da favorire la condivisione, in un rapporto di piena fiducia e voglia di crescere insieme. Sì, perché, quando i bambini crescono, non lo fanno da soli, ma è importante farsi trovare pronti a affrontare insieme il percorso, crescendo prima di tutto noi.
In copertina foto di Gustavo Fring via pexels.com