Bimbi maltrattati all’asilo: il parere di due esperti su come capire i segnali e come agire

Laura de Laurentiis A cura di Laura de Laurentiis, con la consulenza di Leo Venturelli - Dottore specialista in Pediatria Pubblicato il 14/02/2023 Aggiornato il 20/08/2024

Dopo l'ennesimo caso di cronaca in cui le educatrici di un asilo hanno avuto comportamenti riprovevoli nei confronti dei piccoli ospiti, abbiamo chiesto a due esperti di rispondere alle domande che tutti i genitori si pongono in proposito.

Bimbi maltrattati all’asilo: il parere di due esperti su come capire i segnali e come agire

Sono purtroppo ricorrenti i casi di bimbi maltrattati all’asilo e ogni volta che si viene a sapere di un asilo dell’orrore – il caso più recente riguarda un nido privato di Vanzago, in provincia di Milano – sono tanti i genitori che si pongono le più angosciose tra le domande: potrebbe accadere lo stesso anche al mio bambino? È al sicuro quando è affidato alle educatrici? Potrebbero le sue maestre maltrattarlo, umiliarlo, sottoporlo a violenze psicologiche e fisiche senza che io me ne accorga?

Posto che quanto più volte ha riportato la cronaca non dovrebbe mai accadere, il nodo cruciale è proprio questo: riuscire ad accorgersi immediatamente che il bambino è affidato a persone dalla psiche disturbata quindi pericolosissime, per poi intervenire tempestivamente sia togliendolo dalla scuola sia denunciando le criminali alle autorità.

Quali sono i segnali d’allarme che esprimono che qualcosa non va? 

Ne abbiamo parlato con il dottor Leo Venturelli, specialista in pediatria, in igiene e medicina preventiva, responsabile nazionale della Società italiana pediatria preventiva e sociale per l’educazione alla salute, Garante dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, e con il professor Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro.

Dottor Venturelli, il terrore che i figli vengano maltrattati all’asilo è una costante. In particolare, lo nutrono i genitori dei  più piccoli, i quali non sanno ancora esprimersi bene, né raccontare, né spiegarsi con chiarezza. Visto che le parole sono uno strumento su cui non si può fare molto affidamento almeno fino ai tre anni compiuti, ci sono altri segnali a cui prestare attenzione per capire se le maestre stanno compiendo soprusi?

 

<<Sì ci sono e sono estremamente eloquenti, se però si sanno decodificare. Mettendo da parte per un attimo i segni vistosi, per esempio i lividi e i graffi, che comunque per loro caratteristica mettono i genitori in allarme, la grande difficoltà può essere quella di interpretare il disagio dovuto alle forme di violenza psicologica, di cui fanno parte anche piccole ma crudeli vessazioni, come negare l’acqua, lasciare la stanza del riposo al buio più completo, e le trascuratezze, per esempio, non cambiare il pannolino, non soffiare il naso, far prendere freddo, servire la minestra bollente. Il primo e forse più inequivocabile campanello d’allarme è l’improvviso cambiamento del tono dell’umore. I bambini vittime di questo genere di soprusi tendono a diventare tristi, malinconici, a volte perfino apatici o, al contrario, facili al pianto, irritabili, ansiosi. Ripeto: lo diventano quando prima non lo erano, infatti spesso i genitori dicono: “non sembra più lui, è un bambino diverso”>>.

Incubi notturni e altri segnali d’allarme

Quali sono gli altri possibili segnali d’allarme?

<<Gli incubi notturni sono un altro sintomo importante e spesso presente. Il bambino può svegliarsi urlando si notte e può faticare a riprendere sonno. Oppure può aver paura di andare a letto e manifestare un esagerato timore di rimanere solo, oltre che nel suo lettino, nelle altre stanze della casa, anche per qualche minuto. Può, inoltre, avere frequenti scatti d’ira non giustificati o, ancora, può rifiutare il contatto fisico dei genitori, sottraendosi a baci e carezze. Può dimostrarsi apatico, non più attratto dai giochi che prima lo entusiasmavano, né incuriosito da qualcosa o al contrario può diventare iperattivo o ricercare in modo ossessivo attenzioni. Può anche cominciare a ripetere gli stessi gesti più e più volte oppure andare incontro a una involuzione per quanto riguarda il pannolino, che può essere necessario rimettergli anche dopo mesi di abitudine a stare senza>>.

Unico sintomo comune nei casi di abuso sui minori 

Dottore, lei elenca moltissime possibili manifestazioni, quindi ogni bambino che subisce maltrattamenti evidentemente reagisce in base al proprio temperamento. Posto questo, c’è un particolare atteggiamento comune a tutti, quindi per così dire ancora più inequivocabile?

<<Di solito proprio tutti i bambini non vogliono più andare al nido o alla scuola materna. Dal lunedì al venerdì ogni mattina iniziano a piangere fin dalla colazione, in un crescendo che quasi sempre raggiunge l’apice al momento del distacco. In alcuni casi, possono addirittura comparire sintomi fisici: il vomito, per esempio, o la dissenteria, a volte perfino la febbre. Spesso il bambino diventa inappetente e non viene attratto neppure dai cibi verso cui fino a poco prima aveva una predilezione. Per contro, però, alcuni bambini iniziano a mangiare molto di più, dimostrando un vorace desiderio di dolciumi>>.

Alcuni consigli su come intervenire subito

Qual è la prima cosa da fare quando da determinati segnali si comincia ad avere il sospetto che a scuola succede quando non si vorrebbe mai accadesse?

<<In primo luogo è buona cosa cercare il confronto con gli altri genitori. Ormai esistono le chat di gruppo, nate proprio per permettere a mamme e papà di scambiarsi pareri, consigli ed eventualmente darsi una mano. Senza muovere accuse a nessuno, si può scrivere un messaggio domandando al gruppo se qualcuno sta notando qualcosa di strano nel figlio. Si può chiedere se lo trovano insolitamente abbattuto, meno gioioso del solito, apatico, svogliato, inappetente o insonne o aggressivo o capriccioso. Se nessun genitore ha colto segnali anomali, non si può comunque lasciar perdere>>.

Cosa possono fare due genitori una volta appurato che i sintomi allarmanti (o presunti tali) riguardano solo il loro bambino?

<<Devono andare a parlare con le maestre, portando il figlio con sé. Serve per aver modo di osservare come si rapporta il piccolo con l’educatrice, che atteggiamento ha quando la vede e, naturalmente, come si comporta lei con lui. Ma non basta. Anche qualora tutto dovesse apparire perfettamente normale, è opportuno, agendo con estrema cautela e gentilezza (senza assumere toni investigativi o di accusa) riferire alle maestre i cambiamenti del bambino, i suoi comportamenti insoliti che destano preoccupazione>>.   

Terribile ma vero: a volte i bambini si rassegnano

È vero che ci sono bambini che si rassegnano ai maltrattamenti subiti e quindi diventa molto difficile capire cosa accade a scuola?

<<Per quanto struggente e doloroso e ingiusto possa essere, è vero che in alcuni bambini subentra una sorta di malinconica rassegnazione, che deriva dalla confusa sensazione che quello a cui vengono sottoposti sia la normalità, sia in qualche modo “meritato”.  Anche in questo caso, però per un genitore attento è possibile cogliere almeno un segnale d’allarme>>.

Per quanto riguarda la violenza fisica, è più facile da riconoscere perché lascia segni sul corpo: lividi, per esempio, o escoriazioni dovute per esempio a graffi. A fronte di simili tracce che cosa è bene fare?

<<Innanzitutto, le maestre sono tenute a rendere conto di eventuali lesioni presenti sul corpo del bambino, senza che vi sia bisogno di sollecitare spiegazioni. Devono cioè dire immediatamente, quando il bambino viene ritirato da scuola che, per esempio, è caduto o ha sbattuto contro uno spigolo oppure è stato spinto o, ancora, ha ricevuto un morso da un compagno. Se questo non accade, a fronte di un qualunque segno bisogna senz’altro chiedere alle educatrici cosa è successo e come e quando. Accade ogni giorno che alla scuola materna e all’asilo nido si verifichino piccoli incidenti che danno luogo a minime conseguenze (più che accettabili in una comunità di bambini) ma se gli episodi si ripetono è lecito, di più, doveroso, verificare cosa sta succedendo>>.

Bisogna credere a quello che dicono i bambini oppure potrebbero mentire anche su episodi così importanti?

I bambini che hanno già una buona padronanza del linguaggio possono riferire di essere maltrattati, anche se magari con affermazioni leggermente confuse o poco convincenti. Il problema che a volte i genitori si pongono è: credere o no a quanto di brutto riferisce il figlio? Può essere frutto della sua fantasia? 

<<L’imperativo categorico a cui dare ascolto deve essere quello di dare sempre e comunque credito a quello che il bambino racconta. Il presupposto deve essere che dica la verità. Dopodiché si può indagare cautamente per trovare conferma di quello che dice>>.

Il bambino che confida di essere vittima di una qualsiasi forma di maltrattamento va interrogato in modo dettagliato oppure no?

<<La questione è delicatissima. Il criterio a cui attenersi non è solo quello di credere al bambino “a priori”, ma anche di assumersi il difficile compito di cercare le prove di quello che dice. Nel frattempo, però, è d’obbligo iniziare a proteggerlo, senza aspettare di avere trovato conferme. Ma attenzione: è altrettanto irrinunciabile che gli adulti non si facciano condizionare dalla necessità di individuarle. Diversamente potrebbero commettere l’errore di fare domande al bambino pilotando, sia pure in buona fede, le sue risposte. Ovvero mettendogli in bocca quello che desiderano sentirsi dire. Per esempio, possono incalzarlo chiedendo: “Ma ti insulta la maestra? Sicuro che no? Pensaci bene? Ti ha forse  detto che sei stupido e incapace? Ti ha costretto a stare seduto nel banco mentre gli altri giocavano?”. La possibilità che il bambino dica di sì quando magari non è vero esiste, e si potrebbe concretizzare per de ragioni. Sia per la sua volontà di compiacere i genitori, confermando quello che intuisce vogliano sentirsi dire, sia per il desiderio di diventare protagonista di un’avventura straordinaria, interessante, da super eroe>>.

Cosa dire o fare quando il bambino accusa maestra o educatrici?

Quindi cosa è meglio fare nel momento in cui un bambino racconta ai genitori che la maestra lo tratta male, lo isola, gli fa subire ingiustizie?

<<Bisogna  rassicurarlo sul fatto che gli si crede, che si è certi che stia dicendo la verità. Si può dire, per esempio: “Quello che mi hai raccontato è davvero terribile. Hai fatto bene a dirlo, molto bene”. Poi si può spingerlo a riferire di più, ma senza preconfezionargli alcuna risposta, mostrandosi partecipi e affettuosi. Non si dovrebbe far trapelare la propria ansia, ma allo stesso tempo bisogna farlo sentire protetto e compreso. Per esempio, gli si può dire agganciandosi a quanto ha già riferito: “Cosa ti dice la maestra se ti metti a piangere?”. In caso di risposte preoccupanti, in prima battuta è opportuno e appropriato contattare il pediatra di famiglia. Con lui si potrà poi stabilire il da farsi>>.

Mai generalizzare: non facciamone una caccia alle streghe

<<Non vorrei che gli orribili fatti di cronaca, che pure si sono verificati, buttassero ingiustamente un’ombra su tutte le insegnanti>>. Così precisa e sottolinea il dottor Leo Venturelli, affermando che il corpo docente nella stragrande maggioranza dei casi è costituito da figure che vanno considerate (perché lo sono) preziose alleate per la crescita armonica del bambino. <<L’eccezione è costituita da persone disturbate>> assicura. <<Occorre dunque certamente prestare attenzione ai propri bambini, ma senza incorrere nell’errore gravissimo di guardare alle insegnanti come a nemiche da cui il bambino va difeso. Guai se accadesse, verrebbe meno il patto di fiducia che deve legare irrinunciabilmente i genitori alle maestre. Buon senso, dunque, nelle valutazioni e cautela prima di formulare accuse che potrebbero ferire e infangare pur essendo infondate>>. 

Bimbi maltrattati: come comportarsi e a chi rivolgersi

Telefono Azzurro è una onlus, cioè un’organizzazione senza scopo di lucro. È stato istituito da oltre trent’anni in difesa di bambini e adolescenti. In particolare,  mette a disposizione due numeri che si possono chiamare a qualsiasi ora del giorno e della notte per 365 giorni all’anno ogni qualvolta vi sia la necessità di segnalare una violazione dei diritti di un minore. I numeri sono 114, attivato per le emergenze che richiedono un intervento tempestivo, e 19696 a cui ci si può rivolgere per esporre un problema o avere un consiglio su come muoversi quando si teme che l’incolumità psicofisica di un bambino o di un adolescente sia a rischio. <<Diamo peso a ogni singola chiamata>> assicura il professor Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro. <<Nel momento in cui l’operatore che risponde al telefono ravvisa una possibile ipotesi di reato può eventualmente attivarsi per coinvolgere le autorità preposte alla tutela dei minori. Ovviamente previe opportune verifiche>>.  Anche il professor Caffo, come tutti coloro che hanno a cuore la tutela dei bambini (e degli adolescenti) sottolinea l’importanza di non incorrere mai nell’errore di ignorare sintomi che esprimono, allo stesso tempo, denuncia e richiesta di aiuto.

Fonti / Bibliografia

  • Telefono Azzurro | Sito ufficialeDal 1987 diamo ascolto a bambini e adolescenti che vivono situazioni di abuso e disagio grazie alle nostre linee sempre attive a servizio della comunità.
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