Balbuzie nei bambini: prima si interviene e meglio è

Silvia Finazzi A cura di Silvia Finazzi Pubblicato il 10/12/2019 Aggiornato il 10/12/2019

Negli ultimi anni, si sono registrati più casi di balbuzie nei bambini. La ragione? È migliorata la diagnosi e anche i trattamenti, ma è importante che siano precoci per essere più efficaci

Balbuzie nei bambini: prima si interviene e meglio è

Negli ultimi anni, i casi accertati di balbuzie nei bambini in Italia sono cresciuti dell’8%. Questo non significa che il disturbo sia diventato improvvisamente più diffuso, quanto piuttosto che sono migliorati i percorsi diagnostici. Se un tempo i bambini che presentavano questa problematica facevano fatica a ricevere una diagnosi corretta, oggi in molti casi ricevono il giusto inquadramento. Per fortuna: in questo modo, infatti, possono anche avere aiuti adeguati. Lo hanno ribadito anche gli esperti riunioni recentemente in occasione del primo convegno italiano sui disturbi della fluenza verbale.

Di che cosa si tratta

La balbuzie rientra nel gruppo dei disturbi del linguaggio. Il bambino balbuziente presenta un’alterazione del normale flusso delle parole, con pause ed esitazioni anomale. Invece di parlare in maniera fluente, ha blocchi ed esitazioni, ripete in maniera involontarie parole o sillabe, interrompe le frasi quando non dovrebbe. La balbuzie vera e propria compare generalmente intorno ai 6-7 anni o più raramente tra gli 8 e i 10 anni e può manifestarsi in modo continuato o intervallato. I più colpiti sono proprio i bambini: si stima che in Italia riguardi ben il 17% dei bimbi. Il sesso più vulnerabile è quello maschile, con un rapporto di 4:1 rispetto a quello femminile.

Ha ripercussioni su tutto lo sviluppo

La balbuzie nei bambini non è, però, solo un problema di linguaggio. Chi balbetta tende a perdere la propria autostima, fa fatica a scuola, cerca di non comunicare per paura di essere giudicato. Non è finita qui: gli studi dimostrano che bambini e adolescenti che soffrono di questa problematica presentano il 68% di rischio in più di essere vittime di bullismo e discriminazione rispetto a coetanei normofluenti. Fortunatamente, oggi il disturbo viene riconosciuto con più facilità. “L’aumento dei casi non è causato da fattori esterni (o comunque di questo non vi è alcuna evidenza al momento), ma dal miglioramento delle conoscenze di un fenomeno multifattoriale, che coinvolge nella diagnosi tutte le categorie professionali sanitarie impegnate su questo fronte, soprattutto – naturalmente – i logopedisti. C’è insomma maggiore competenza e conoscenza del fenomeno” ha spiegato Tiziana Rossetto, logopedista e presidente della Fli (Federazione logopedisti italiani).

Meglio non aspettare

Quando la balbuzie nei bambini viene affrontata prima dei sette-otto anni, nella maggior parte dei casi è possibile recuperare la fluidità di linguaggio. Anche negli adolescenti, comunque, si possono ottenere buoni miglioramenti con un trattamento multidisciplinare, che coinvolge pediatri, famiglie, insegnanti e logopedisti, i professionisti esperti valutazione e nella gestione della balbuzie.

 
 
 

Da sapere!

Prima dei tre anni è normale che il bambino spezzetti le parole o ripeta ritmicamente le sillabe: è solo intorno ai 36 mesi, infatti, che comincia a padroneggiare il linguaggio. Parlare di balbuzie nei bimbi piccoli, quindi, non ha senso.

Fonti / Bibliografia

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