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Promuove l’inclusività, insegna a rispettare le regole, favorisce la socialità e il lavoro di squadra, allena a impegnarsi: il rugby è uno sport davvero benefico sotto tanti punti di vista. Addirittura, potrebbe essere un aiuto in presenza di autismo. Per capirlo, la Primavera Rugby di Roma, club fondato nel 1976, ha creato un’iniziativa specifica: il Progetto Rugby-Autismo.
Non sono incompatibili
Sulla carta, il rugby e l’autismo sono agli antipodi. Infatti, il primo è lo sport del contatto, della socialità e dell’aggregazione, mentre il secondo è un disturbo associato ad alcune caratteristiche che sembrano renderlo incompatibile con il rugby, come le difficoltà nel contatto fisico, la particolare reattività agli stimoli sensori, la tendenza all’isolamento. Eppure il club ha trovato il modo di far coesistere queste due realtà e anzi di integrarle. In che modo? I mister hanno creato una squadra di soli bambini autistici, per cui nessuno rischia di rimanere indietro o di sentirsi escluso. Il lavoro è basato sull’ascolto e sull’accoglienza: non si impongono mai degli schemi standard, ma si cerca sempre il modo di entrare in connessione con i giocatori.
In che modo si lavora con i ragazzi autistici
In questo caso l’obiettivo non è far meta o vincere la partita. Lo scopo è permettere ai bambini e ragazzi che soffrono di autismo di fare attività motoria in un contesto favorevole e allenarli nella presa del pallone e negli schemi di base, sempre con un grande attenzione all’ascolto, in modo da cogliere i loro segnali e i loro bisogni.
In quest’ottica, dunque, il rugby può diventare un supporto alla terapia, un approccio generale positivo e di inclusione che aiuta a costruire un dialogo e a ottenere una serie di benefici.
Lo sport è di grande beneficio
Non solo il rubgy, ma molti altri sport sono di grande aiuto nei ragazzi con il disturbo dello spettro autistico. Come ricordano gli esperti della Società Italiana di Pediatria, per una persona con autismo l’attività motoria “può rappresentare un’importante occasione per lo sviluppo di abilità funzionali proprio nelle aree che risultano maggiormente compromesse dal disturbo: l’area della comunicazione, quella dell’interazione sociale, degli interessi e del comportamento in genere”.
Anche secondo Fabula onlus, una cooperativa che fra le altre cose si occupa di autismo, l’attività motoria promuove un miglioramento della qualità di vita del ragazzo, in termini di benessere fisico, emozionale, inclusione sociale.
Fonti / Bibliografia
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