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Attualmente, la diagnosi di autismo non viene posta prima dei tre-quattro anno di vita del bambino. In futuro le cose potrebbero cambiare. Non solo si potrebbero scoprire per tempo i bimbi malati, ma addirittura si potrebbero prevedere quelli a rischio prima ancora della comparsa dei sintomi. Secondo un recente studio, infatti, esistono due condizioni che aumentano moltissimo le probabilità di malattia: l’esposizione allo smog e la costituzione genetica.
Scoperta una mutazione genetica
In questo studio, sono stati esaminati 408 bambini fra i due e i cinque anni. Di questi, 252 erano autistici, gli altri sani. Gli autori hanno valutato in primo luogo il loro livello di esposizione allo smog, determinando l’inquinamento delle aree in cui vivevano. In un secondo momento li hanno sottoposti ad alcune analisi del sangue, per analizzare il loro Dna e l’eventuale mutazione del gene Met. Ebbene, l’analisi dei risultati ha confermato il ruolo dell’inquinamento e del gene Met nell’autismo. Infatti, i bambini che erano esposti allo smog e avevano questo gene mutato avevano un rischio aumentato di malattia.
Confermato il legame con l’inquinamento
Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricercatori americani, dell’università di Southern California, e pubblicato sulla rivista Epidemiology. Gli stessi studiosi avevano già condotto delle ricerche sull’autismo. Avevano scoperto, in particolare, che fra il rischio di malattia e l’inquinamento atmosferico esiste un legame. Non solo. Da un altro studio era emerso che nei bambini autistici era più frequente una forma particolare di un gene chiamato Met.
Una malattia dalle cause incerte
L’autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo, che compare nei primi tre anni di vita. Le cause non sono ancora del tutto note. Molto probabilmente esiste una predisposizione genetica di base che si somma poi a determinati fattori ambientali. Fino a ora, però, non era stata dimostrata una precisa interazione fra geni e ambiente.