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Gli antibiotici sono i farmaci più utilizzati per i bambini, soprattutto a livello ambulatoriale e per il trattamento delle infezioni respiratorie. Ma quando è davvero necessario usarli? Al riguardo si sono interrogati i maggiori esperti in pediatria. E la risposta al quesito “antibiotici sì, antibiotici no?” è stata: “È necessario uno strumento utile e aggiornato per un adeguato ed efficace trattamento antibiotico, perché cresce il fenomeno delle resistenze batteriche”.
L’uso di antibiotici è diventato
eccessivo
Secondo la Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) alla base dell’eccessivo uso di antibiotici per i bambini, ci sono sia la difficoltà nel raggiungere una diagnosi microbiologica dell’infezione sia le pressioni da parte dei genitori sul proprio medico. L’88,7% degli antibiotici per i bambini è prescritto dal pediatra (61,2%) o dal medico di famiglia (27,5%) e, di queste, oltre il 33% interessano bambini in età pre-scolare. Il maggior numero di prescrizioni di antibiotici viene eseguito per il trattamento delle infezioni respiratorie, normalmente provocate da virus contro cui gli antibiotici sono inefficaci.
Le età più “bombardate”
Secondo il rapporto dell’Osservatorio Arno pubblicato nel 2011, che ha preso in esame una rete di 31 Asl sul territorio nazionale, è emerso che le prescrizioni di antibiotici sono così ripartite tra le seguenti fasce d’età: 42% nei bambini con meno di un anno, 66% in quelli di un anno, 65% dai 2 ai 5 anni, 41% dai 6 agli 11 anni e 33% negli adolescenti dai 12 ai 13 anni.
Il rischio è l’antibiotico-resistenza
Gli antibiotici servono, ma non bisogna sottovalutare le eventuali reazioni avverse, così come l’incremento del fenomeno delle resistenze batteriche, associate proprio a una eccessiva prescrizione di antibiotici, con un impatto rilevante sulla sanità pubblica. L’Italia è tra i Paesi europei con i livelli più elevati di antibiotico-resistenza, soprattutto verso lo Streptococco, lo Stafilococco, l’Enterococco, l’Escherichia, la Klebsiella o la Pseudomonas.