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L’obesità è una malattia multifattoriale, causata cioè da più cause che interagiscono fra loro. Di base c’è sicuramente una predisposizione genetica, che rende alcune persone più suscettibili di altre all’obesità. Al momento sono conosciuti solo alcuni dei possibili geni implicati. Nuove informazioni potrebbero arrivare da un recente studio condotto su un gruppo di topi da un team di ricercatori americani, dell’University of Chicago, pubblicato sulla rivista scientifica Nature.
Lo studio in laboratorio
La ricerca è stata realizzata in laboratorio, su un gruppo di topolini. Gli autori hanno modificato geneticamente metà degli animali, in modo che fossero privi del gene IRX3. Quindi, hanno seguito tutti i topi, per alcune settimane, monitorandone il peso. Lo scopo era capire se le modificazioni genetiche influissero sul rischio di obesità.
Metabolismo più attivo
Dall’analisi dei risultati, è emerso che nei topi privati del gene IRX3 si è registrata una riduzione del 25-30% del peso corporeo. Non solo: questi animali, rispetto agli altri, erano soggetti a una perdita della massa grassa bianca e a un aumento del tasso metabolico. La massa grassa bianca costituisce la maggior parte del tessuto adiposo dell’organismo adulto. Il metabolismo, invece, è l’insieme delle reazioni necessarie per trasformare il cibo introdotto in energia.
Il nesso c’è
Gli studiosi hanno concluso che il gene IRX3 svolge un ruolo importante nello sviluppo dell’obesità. Più precisamente, interviene nella regolazione del metabolismo e della spesa energetica. Ovviamente serviranno nuovi studi per confermare questa scoperta e per capire se gli stessi risultati valgono anche sugli esseri umani.