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Sono fra gli imputati principali quando si parla di obesità infantile. In effetti, i fast food offrono alimenti che non possono certamente essere considerati sani e bilanciati. Eppure, non sono loro i principali colpevoli di quella che sta diventando una vera e propria epidemia. Se il numero di bambini in sovrappeso sta continuando a crescere, la responsabilità è soprattutto della dieta seguita in casa. Lo rivela un recente studio, condotto da un gruppo di ricercatori americani, della University of North Carolina at Chapel Hill, e pubblicato sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition.
Sulla bilancia 4.500 tra bambini e ragazzi
La ricerca, che è durata tre anni, ha coinvolto 4.500 bambini e ragazzi di età compresa fra i due e gli otto anni. Tutti sono stati sottoposti ad alcune misurazioni, per controllare il loro peso. In un secondo momento, gli studiosi hanno chiesto ai ragazzini o ai loro genitori di compilare dei questionari relativi al tipo di alimentazione adottata. Lo scopo era capire se le famiglia avesse l’abitudine o meno di mangiare nei fast food e di seguire una dieta sana.
Risultati inaspettati
Dall’analisi dei dati raccolti sono emersi due dati significativi. Innanzitutto si è visto che nella casistica considerata l’incidenza di obesità infantile era abbastanza elevata. In secondo luogo, che la metà dei ragazzini esaminati non frequentava abitualmente i fast food, mentre solo il 10% era un forte consumatore. Incrociando le varie informazioni, gli autori hanno scoperto che l’obesità infantile si associava, più che all’abitudine di mangiare nei fast food, a una dieta povera di frutta e verdura e ricca di grassi e zuccheri complessi. I bambini “grassottelli”, dunque, erano quelli che mangiavano male a casa, privilegiando i cibi spazzatura o comunque poco equilibrati.