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Nonostante da anni si cerchi di portare l’attenzione di genitori, insegnanti ed esperti sulla questione, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in Italia è ancora allarme obesità infantile. Attualmente, infatti, un bambino su 10 è sovrappeso o obeso. E le percentuali, già preoccupanti, potrebbero seguire un trend di crescita nei prossimi anni. Il rischio concreto, nel nostro come nella maggior parte dei paesi europei, se non si mettono in campo strategie concrete in grado di invertire la tendenza, è che entro il 2030 si verifichi una vera e propria epidemia di obesità.
Fin dai primi anni di vita
L’Oms ha ricordato che l’obesità infantile è tutt’altro che un problema superato. Al contrario: purtroppo è sempre più diffusa, anche nei bambini con pochi anni di vita. La conferma arriva da uno studio condotto da Oms Europa e dagli esperti dell’Emory University (negli Stati Uniti), analizzando i dati e la letteratura scientifica in materia di sovrappeso e obesità di ogni singola nazione europea. I risultati sono stati presentati in occasione dell’European Congress On Obesity tenutosi nelle scorse settimane a Praga.
Maglia nera all’Irlanda
A livello europeo, le situazioni più preoccupanti in termini di obesità infantile non sono in Italia. Ma il Bel Paese non costituisce un esempio virtuoso, anzi. A condurre la classifica stilata dagli esperti c’è l’Irlanda, dove la percentuale degli under 18 sovrappeso o obesi raggiunge quota 27,5%, seguita dalla vicinissima Gran Bretagna, che tocca il 23,1% di giovani e giovanissimi con problemi di peso. L’Italia si trova a metà classifica, con il 10,2% dei suoi abitanti più giovani in condizioni di sovrappeso o obesità.
I più magri i piccoli svedesi e cechi
A chiudere la speciale graduatoria gli esempi europei migliori, cioè la Svezia, con l’8% dei suoi piccoli abitanti sovrappeso o obesi, e la Repubblica Ceca, che si ferma a quota 5,5%.
Fondamentali i primi anni di vita
Perché queste differenze? “Crediamo sia molto probabile che nei Paesi con un’obesità più bassa il merito sia delle pratiche di allattamento così come dell’educazione nutrizionale delle mamme e della maggiore attività fisica dei più giovani. Ricerche recenti hanno legato lo status nutrizionale dei primi mesi di vita alla salute a lungo termine” hanno spiegato gli esperti.