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Sulla pericolosità dell’obesità infantile ormai non ci sono più dubbi. Non si tratta solamente di un problema di natura estetica, ma di una vera e propria malattia che causa conseguenze anche serie, sia nel breve sia nel lungo periodo. Fra queste, anche un accumulo anomalo di grasso nel pancreas, che può rendere i bambini più vulnerabili al diabete. È quanto scoperto da un team di ricercatori italiani, dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Clinical Endocrinolgy.
Tutte le implicazioni dell’obesità
L’obesità, che consiste in un accumulo di tessuto adiposo, ossia di grasso, in vari distretti del corpo, è una condizione molto pericolosa. Purtroppo le parti coinvolte da questo processo non sono solamente quelle visibili esternamente, come le braccia o la pancia. Anche gli organi interni possono esserne interessati. Studi condotti in passato su gruppi di animali avevano dimostrato che una dieta ricca di grassi e l’obesità possono determinare un ammassamento di adipociti anche nel pancreas, esponendo l’organo a un danno di tipo infiammatorio e fibrotico, definito in termini medici come steatosi pancreatica, letteralmente “pancreas grasso”. Altri studi condotti negli adulti avevano individuato una correlazione fra obesità, insulino-resistenza, diabete di tipo 2, sindrome metabolica e presenza di grasso nel pancreas. Inoltre, alcuni esperti hanno ipotizzato una possibile correlazione tra fegato grasso e steatosi pancreatica.
È il primo studio in campo pediatrico
Recentemente, gli esperti del Bambino Gesù hanno condotto il primo studio in questo ambito in campo pediatrico, con lo scopo di valutare se le stesse conseguenze si verificano anche con l’obesità infantile. I risultati sembrano confermare che gli stessi rischi corsi dagli adulti, li corrono anche i bambini. Infatti, gli autori hanno visto che la metà dei bimbi con eccesso ponderale e fegato grasso presentano anche una steatosi pancreatica. Non solo. Queste condizioni possono associarsi a forme di insulino-resistenza anche severe, aumentando il rischio di sviluppare, in età giovanile-adulta, un diabete mellito di tipo 2.
Un aiuto sul fronte della prevenzione
La ricerca italiana è molto importante, non solo perché permette di fare luce sull’obesità infantile, ma anche perché potrebbe favorire la prevenzione del diabete e non solo. “Lo studio suggerisce come i pazienti con obesità debbano essere studiati in maniera approfondita, ricercando segni precoci di rischio. Questo consentirà di individuare celermente i pazienti a maggior rischio di sviluppare complicanze metaboliche precoci e quindi più bisognosi di programmi di intervento mirati. I pazienti con steatosi pancreatica devono essere, dunque, considerati un gruppo “a rischio” per lo sviluppo di un danno epatico e metabolico più severo, e a maggior rischio di sviluppare diabete mellito tipo 2” ha dichiarato il dottor Valerio Nobili, responsabile del repartodi Malattie Epatometaboliche del Bambino Gesù.