Argomenti trattati
Confortare i propri figli attraverso il cibo consolatorio è sbagliato, meglio coccolarli e abbracciarli. Già lo si poteva intuire, ma ora è provato da uno studio norvegese che indica anche ai genitori quale dovrebbe essere il giusto comportamento per evitare di favorire abitudini alimentari e di vita sbagliate.
No al cibo come compensazione emotiva
Lo studio norvegese pubblicato su Child Development è stato eseguito da un gruppo di ricercatori che per la prima volta hanno preso in esame 801 bambini dai 4 ai 10 anni analizzandone la loro alimentazione. Dalla ricerca è emerso che i bambini che tra i 4 e i 6 anni erano consolati dai genitori con le loro merendine preferite, a 10 anni avevano più possibilità di avvalersi dell’emotional eating. Per questo è sbagliato che i genitori si abituino ad usare il cibo come compensazione emotiva.
Più a rischio di sovrappeso e bulimia
Usare saltuariamente il cibo per calmare i sentimenti negativi dei propri figli e aiutarli a superare dei momenti difficoltosi non è sbagliato. Abituare i bambini ad affidarsi sempre a merendine, dolci e cioccolato per affrontare emozioni negative può avere invece conseguenze sulla loro salute in quanto saranno più esposti al rischio sovrappeso, bulimia e binge eating.
Diventa un’abitudine pericolosa
La ricercatrice Hala El-Shafie spiega infatti che i cosiddetti ”consumatori emotivi” mangiano per alleviare il dolore ma mangiano anche per gratificarsi, provare piacere ed evitare di sentirsi tristi. Più l’abitudine del cibo consolatorio si assume da piccoli, più si tenderà a mantenerla da adulti perché il cervello registra che il cibo è uno strumento di compensazione.
Un abbraccio è la migliore ricompensa
I ricercatori suggeriscono di abbracciare i propri figli anziché calmarli con del cibo consolatorio, come merendine e cibo spazzatura. Arianna Banderali, presidente dell’Aidap (Associazione italiana disturbi alimentari e del peso) spiega inoltre che “Quando i bambini vivono un’emozione negativa è meglio innanzitutto ascoltarli e condividere con loro le sensazioni. Può andar bene organizzare qualche attività diversa dal solito da fare insieme per dargli l’opportunità di distrarsi in compagnia e fargli sentire che non è solo”.