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Gli esperti, indipendentemente dal tipo, li considerano trattenimenti poco adeguati per i bambini di qualsiasi età. Ma a quanto pare i videogiochi non sono tutti uguali e occorre fare un distinguo. Questo, perlomeno, è quanto suggerisce uno studio condotto da un’equipe di ricercatori australiani, dell’Istituto per la prima infanzia dell’università Macquarie di Sydney.
L’impatto sul cervello
Gli autori hanno arruolato un gruppo di bambini per indagare l’impatto sul cervello dei media e della tecnologia. Hanno così scoperto che i videogiochi possono giocare un ruolo negativo. Ma non in assoluto. I più rischiosi sono quelli aggressivi e quelli ripetitivi. I primi, come è facilmente intuibile, possono favorire la comparsa di comportamenti aggressivi, ostilità, ribellione. Ma possono anche associarsi ad atteggiamenti di insensibilità e a perdita di empatia nei confronti degli altri. I videogiochi ripetitivi, invece, hanno un effetto meno lampante, ma possono arrivare a ritardare lo sviluppo psicologico dei piccoli, causando una serie di ripercussioni che possono trascinarsi anche in età adulta. Anche le App, le applicazioni per smartphone e tablet, spesso non sono l’ideale: l’85% di quelle dedicate ai bambini prevedono solo giochi di “comportamentismo”. In pratica, invitano il piccolo a ripetere un’azione o a ricordare semplici fatti. Questi compiti semplici e ripetitivi sembrano associarsi a uno sviluppo neuronale ridotto rispetto al normale.
Un problema da non sottovalutare
Gli studiosi hanno concluso che i media violenti, i videogames e le app di un certo tipo hanno conseguenze negative sulla crescita dei bambini. Per questo è bene che le istituzioni, i produttori, i medici e i genitori inizino a considerare con attenzione il problema.