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Tutte le mamme sanno perfettamente che cosa significhi dormire con un orecchio teso e un occhio semi aperto per tenere sempre sotto controllo il bebè. Quello del sonno è un momento che spaventa molti genitori, che temono che proprio in quelle ore il piccolo possa correre qualche pericolo. In effetti, è vero che durante la notte possono verificarsi problemi respiratori. Tuttavia, riconoscerli, anche precocemente, potrebbe essere meno complicato del previsto. Perlomeno, questo è quanto suggerisce un recente studio, condotto da un team di ricercatori australiani, dell’Università di Adelaide, e pubblicato sulla rivista Sleep.
Che cosa succede durante il sonno
La ricerca ha coinvolto 92 bambini in età scolare. Gli autori ne hanno studiato il sonno, non solo osservandoli attentamente mentre dormivano ma anche sottoponendoli ad alcuni esami specifici, come l’elettroencefalogramma. Lo scopo era capire cosa succedeva durante le ore di riposo, in particolare, come cambiavano i movimenti muscolari, la respirazione, l’attività oculare e l’attività cerebrale.
Disturbi abbastanza comuni
L’analisi dei risultati ha rivelato che alcuni dei bambini soffrivano di disturbi del sonno, come difficoltà di addormentamento o risvegli frequenti. Ma, a differenza di quanto ci si poteva aspettare, i bimbi con queste problematiche non erano gli unici a presentare problematiche respiratorie nel corso della notte. Anche una parte di quelli che apparentemente riposavano bene, in realtà, era affetto da problemi del respiro.
Attenzione ai movimenti
Gli studiosi hanno scoperto che c’era una caratteristica che accumunava tutti i bimbi con un problema respiratorio serio, sia quelli che dormivano con tranquillità sia quelli che avevano un cattivo rapporto con il sonno: il modo in cui si distribuivano i loro movimenti nella notte. Ne hanno dedotto che questo può diventare un nuovo criterio per individuare, anche precocemente, i bambini con difficoltà respiratorie. “Grazie a questa ricerca abbiamo sviluppato un nuovo parametro che può aiutare a dividere accuratamente i bambini tra quelli che hanno problemi respiratori associati al sonno e quelli che non li hanno. Questo nuovo parametro può inoltre fornire un’indicazione sulla gravità dei problemi del sonno, aspetto importante per il trattamento” hanno spiegato gli autori.
Tutti i rischi
Occorre sapere che i disturbi del respiro durante il sonno, come il russamento e le apnee, sono molto insidiosi. Infatti, oltre a disturbare il riposo notturno, possono avere conseguenze sul cervello. Quindi, se il piccolo dorme male, può avere scarso rendimento scolastico, far fatica a concentrarsi, ricordare, pensare. Ovviamente, poi, non riposare bene significa anche essere più stanchi, irritabili e irrequieti di giorno. Senza dimenticare che se il sonno è frammentato o insufficiente, potrebbe verificarsi un calo nei livelli del Gh, l’ormone della crescita, che viene sintetizzato proprio mentre si dorme (soprattutto nella prima fase). Di conseguenza, i bambini potrebbero avere problemi di accrescimento. Infine, una mancanza ricorrente di ossigeno nel sangue (risultato di apnee durature nel tempo) può predisporre al diabete e all’arterosclerosi.