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Mai come oggi i bambini italiani sembrano soffrire di disturbi dell’apprendimento e ddisabilità, come dislessia e discalculia, iperattività, deficit di attenzione e autismo. Tant’è vero che gli esperti parlano di vera e propria emergenza. Ma la situazione potrebbe essere meno drammatica di quel che appare: non sempre, infatti, le diagnosi sarebbero corrette. A sostenerlo è Daniele Novara, pedagogista, direttore del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti.
Un’anomalia solo italiana
Secondo l’esperto, infatti, l’aumento di dislessia, iperattività, autismo sembra riguardare solamente i bambini italiani. Negli altri Paesi europei non si registra la stessa impennata di casi. Si tratta di un’incongruenza alquanto strana: in Italia non esistono specificità tali da giustificare una così ampia difformità rispetto al resto dell’Europa. Secondo Novara, dunque, la ragione di tutto questo è un’altra: è probabile che nel nostro Paese si stia verificando un problema di eccessi diagnostici, ossia di bambini riconosciuti erroneamente come problematici. Per quali ragioni? Verosimilmente, in presenza di difficoltà più o meno esplicite del bambino, scuole e famiglie tendono sempre più ad affidarsi all’analisi neuropsichiatrica, invece di andare a fondo e indagare se la gestione educativa è adeguata o va in qualche modo corretta in collaborazione fra genitori e insegnanti. Di qui l’apparente boom di casi di disturbi dell’apprendimento e disabilità.
Che cosa suggeriscono i dati
I numeri sembrerebbero dare ragione al professor Novara. L’Istat ha registrato una crescita progressiva delle certificazioni di disabilità in ambito scolastico: dalle 167.804 certificazioni dell’anno scolastico 2004-2005 siamo arrivati alle 234.788 segnalazioni nel 2014-2015. Un incremento del 39,9%, nonostante il numero complessivo degli alunni sia calato.
Il caso della dislessia
Si può prendere a emblema il caso della dislessia, un disturbo dell’apprendimento della lettura. I dati scolastici italiani sono quattro-cinque volte superiori alle previsioni mediche e in aumento: sebbene in letteratura si parli di un 1,5-3% di bimbi colpiti, in Italia si arriva anche al 10% di dislessici, ossia due bambini in una classe di 20 alunni. “C’è il rischio che qualcosa come tre su quattro diagnosi di Dsa (Disturbi specifici dell’apprendimento) siano in realtà sbagliate, un eccesso diagnostico che non fa bene né al bambino né alla società” dichiara Novara. In effetti, gli eccessi diagnostici rappresentano anche un costo. Comportano, infatti, l’assegnazione di insegnanti di sostegno e la creazione di piani didattici personalizzati.