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Soprattutto nei primi anni di vita, da genitori, è difficile riconoscerla. Parliamo della dislessia, nota come Dsa, Disturbo specifico dell’apprendimento. Ai tempi del nido e della scuola materna non è, infatti, così semplice scovare degli indizi di un ritardo cognitivo.
Difficoltà motorie
Quando si parla di dislessia ci si riferisce soprattutto alle difficoltà che un bambino può avere in età scolare nella lettura, nella scrittura e con i numeri (discalculia). Ma anche lo scarso controllo motorio può essere un indicatore precoce da non sottovalutare. A questa conclusione sono giunti i ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca, autori di uno studio, pubblicato sulla rivista Human Movement Science. In base alla loro ricerca è risultato che i bambini affetti da dislessia non riescono a mantenere costanti i tempi di scrittura per ogni lettera (secondo il principio dell’omotetia). Per i ricercatori della Bicocca ciò significa che i disturbi della dislessia sono anche di tipo motorio.
La ricerca con una penna digitale
Ma vediamo nel dettaglio i numeri della ricerca, realizzata su un campione di settantasette bambini di età compresa tra i sette anni e mezzo e i dodici. Diciassette bimbi con dislessia evolutiva, ventuno bambini con una diagnosi di dislessia e disgrafia e trentanove senza nessuno di questi d disturbi di apprendimento. Ai bambini è stato chiesto di scrivere la parola “burle”, utilizzando una penna digitale e in diverse modalità, di dimensione, velocità di scrittura o in modo spontaneo. Il foglio, poggiato su una tavoletta grafica, ha registrato il gesto digitalmente, grazie a un software realizzato appositamente per l’esperimento, il Digital draw.
Un aiuto dalla musica
“I risultati della ricerca – spiegano Maria Teresa Guasti e Natale Stucchi – suggeriscono per la prima volta che la dislessia non è solo un problema di lettura, ma riguarda anche gli aspetti ritmici della scrittura. Per aiutare chi è affetto di dislessia a mantenere un comportamento ritmico potrebbe essere utile un’educazione specifica al ritmo attraverso la pratica musicale”. Un precedente studio del 2013 aveva, infatti, dimostrato che nel leggere note e parole, i musicisti attivano emisfero sinistro ed emisfero destro del cervello, a differenza dei non musicisti che attivano solo quello destro. La musica, seguendo quanto riferito dai ricercatori, potrebbe essere un aiuto per la dislessia.