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Fino a qualche anno fa era considerata una malattia esclusivamente da adulti. Negli ultimi tempi, invece, il diabete di tipo 2 è diventato sempre più frequente anche fra i bambini. Colpa soprattutto del cambiamento dello stile di vita, in particolare della scarsa propensione a fare sport e della dieta poco equilibrata. Purtroppo, si tratta di una condizione pericolosa: infatti, può comportare una serie di conseguenze, anche nel lungo periodo. Per questo, sarebbe importante riconoscere per tempo i bimbi a rischio. In futuro, l’identificazione precoce potrebbe essere relativamente semplice. Infatti, è stato messo a punto un test sulla saliva in grado di individuare i probabili futuri diabetici.
Un’indagine per nulla invasiva
Il nuovo esame è stato ideato da un team di ricercatori americani, del Forsyth Institute, e presentato sulla rivista Plos One. In pratica, consiste nel prelievo di un campione di saliva, che viene poi analizzato in laboratorio, alla ricerca di alcuni biomarcatori specifici, che hanno un legame con il diabete di tipo 2.
Lo studio su oltre 700 bambini
L’efficacia e l’utilità dell’indagine sulla saliva sono state provate su un gruppo di 774 bambini di 11 anni, con peso corporeo differente. Alcuni erano sottopeso o normopeso, mentre altri erano sovrappeso o obesi. Tutti sono stati sottoposti al test per l’analisi dei biomarker nella saliva.
Analizzati 4 marcatori
Dall’analisi dei risultati, è emerso che il livello di quattro marcatori accresceva all’aumentare del peso dei bambini. Questi marcatori erano: la leptina, l’adiponectina, la proteina C-reattiva e l’insulina. Ebbene, queste sostanze svolgono un ruolo importante anche nello sviluppo del diabete di tipo 2. Del resto, occorre sapere che sovrappeso e obesità sono correlati a un rischio aumentato di malattie metaboliche e cardiovascolari.
Il parere degli esperti
Gli autori sono molto soddisfatti di quanto scoperto. “La nostra ricerca è interessante perché i metodi non invasivi sono fondamentali quando si tratta di bambini. La diagnostica salivare potrebbe fornire un’alternativa accettabile per lavorare sulla prevenzione del diabete sin dall’infanzia” hanno spiegato.