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Il diabete di tipo 1 è sempre più diffuso anche nei bambini. Nel nostro Paese si calcolano circa duecentomila persone con diabete di tipo 1, la forma giovanile, molte delle quali hanno manifestato i primi sintomi da bambini. Il 10% dei pazienti, infatti, è under 18. In Italia ha un tasso di incidenza variabile: da 6-7 casi a 40 per 100mila bambini da 0 a 14 anni, a seconda delle regioni.
L’importanza della prevenzione
Per sensibilizzare genitori e pediatri sul diabete infantile e sulla chetoacidosi, la complicanza più diffusa della “malattia del sangue dolce” tra gli under 6, la Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica (Siedp) ha realizzato una campagna con distribuzione di materiale informativo, poster e locandine negli studi di 10mila pediatri e nelle scuole di tutta Italia. Franco Cerutti, presidente Siedp, ha spiegato come prevenire la patologia sia fondamentale per la salute dei piccoli. I primi sintomi che possono far capire ai genitori che il proprio bambino potrebbe avere il diabete sono sete e pipì eccessiva. Un terzo segnale importante è il dimagrimento.
Il pericolo della chetoacidosi diabetica
Il diabete, raccomandano gli esperti, va diagnosticato e trattato subito per evitare una rischiosa complicanza chiamata chetoacidosi diabetica (DKA), che nella fase più grave può portare a edema cerebrale con conseguenze neurologiche importanti, fino al decesso. Una ricerca del gruppo di studio Diabete della Siedp ha segnalato che, dei 14.493 bambini e adolescenti seguiti dai Centri di diabetologia pediatrica, 2.453 hanno presentato esordio di malattia nel biennio 2012- 2013. Tra questi, circa il 38,5% è stato ricoverato in chetoacidosi diabetica, il 10,3% con una forma grave.
Coinvolti 68 centri specializzati
La frequenza di chetoacidosi diabetica sale al 72% considerando i bimbi di età prescolare, tra i quali la forma grave interessa il 16,6%. Lo studio ha coinvolto 68 Centri di diabetologia pediatrica: 34 al Nord, 11 al Centro e 23 al Sud. La chetoacidosi diabetica è gravata da un tasso di mortalità dello 0,15-0,30%, ma quando compare l’edema cerebrale il rischio di decesso può aumentare significativamente. L’obiettivo della campagna è abbattere il più possibile questa emergenza clinica.