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Pur essendo una grande risorsa, Internet può rivelarsi uno strumento pericoloso nelle mani dei più piccoli. Quando sono on line, infatti, i bambini corrono il pericolo di imbattersi in siti decisamente inadatti alla loro età, quando non addirittura pornografici, e, peggio ancora, di essere adescati sessualmente da malintenzionati. Elisabetta Scala, del Moige (Movimento italiano genitori) spiega come mamma e papà possono capire se il loro bambino ha fatto una brutta esperienza on line e, nel caso, come comportarsi.
Da che cosa un genitore può capire che il proprio figlio ha subito un approccio poco gradito, oppure ha visualizzato contenuti non adatti?
Possono verificarsi atteggiamenti anomali come disturbi del sonno, dell’alimentazione, chiusura in se stessi, disagio a stare da soli o in compagnia di adulti che non conoscono. È importante osservare i propri figli e annotare, per esempio, quante volte compare il comportamento anomalo, dopo quale attività, il tipo di disegni che il bambino produce o il contenuto dei sogni che riferisce. Bisogna tener presente che la tendenza dei genitori è quella di cercare spiegazioni “normali” ai fatti che osservano o addirittura di minimizzare. Questo accade proprio perché il fenomeno della pedofilia in sé non è accettabile.
Che cosa si può fare, a quel punto?
Quando un genitore ha il dubbio che il proprio bambino sia entrato in contatto on line con dei malintenzionati, le cose più importanti da fare sono parlare con il bambino e saperlo ascoltare. Le possibilità per intavolare una discussione su questi temi sono molteplici. Va, però utilizzato un linguaggio semplice, non essere troppo invadenti, né troppo diretti, saper ascoltare, non giudicare, lasciare al piccolo i tempi di cui necessita per esprimersi e raccontare.
Portate avanti progetti di aiuto ai genitori?
Proprio per aiutare bambini e genitori ad affrontare temi così delicati, da anni realizziamo campagne di informazione e prevenzione sull’uso responsabile del Web: a tal proposito, è partito “Per un web sicuro”, un progetto promosso dal Moige, in collaborazione con Trend Micro, Cisco e Polizia Postale e delle Comunicazioni e con il patrocinio di Anp, che coinvolgerà oltre 9.000 minori e 18.000 genitori nelle scuole medie italiane. L’obiettivo è sensibilizzare grandi e piccoli sui rischi connessi alla navigazione.
Se si ha la conferma del tentato approccio, come si deve procedere per non spaventare il bambino e al tempo stesso non lasciare impunito il colpevole?
Quando si è arrivati alla certezza di un approccio o di un abuso da parte di un cyber pedofilo, è necessario entrare subito in contatto con i servizi sul territorio e l’autorità giudiziaria.
Occorre un esperto, per esempio uno psicologo, per aiutare il bambino che ha subìto un approccio?
L’intervento di un esperto è assolutamente necessario, affinché il bambino elabori la situazione vissuta e riesca a superare l’esperienza che altrimenti potrebbe segnare profondamente il suo sviluppo psicofisico.