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Sapere in anticipo quando comparirà una crisi, così da adottare tutti i provvedimenti per evitarla o quantomeno da essere preparati riuscendo ad affrontarla nel modo migliore, è il sogno di ogni persona che soffre di asma. A breve, forse questo sogno potrà trasformarsi in realtà. Merito di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici, della Queen Mary University di Londra.
Una speciale analisi delle urine
Nella prima fase della ricerca, gli esperti inglesi hanno messo a punto un test in grado di misurare il livello delle prostaglandine nelle urine. Si tratta di sostanze che svolgono un ruolo fondamentale in tutti i processi infiammatori, anche nell’asma. Infatti, sono rilasciati dalle cellule immunitarie che si attivano in presenza di questa patologia dell’apparato respiratorio.
Coinvolti 73 bambini
Nella seconda fase dello studio, l’efficacia del test è stata provata su 73 bambini di età compresa fra i 7 e i 15 anni, affetti da asma. Tutti sono stati sottoposti all’innovativa analisi delle urine, allo scopo di misurare i livelli delle prostaglandine. Ebbene, valutando i risultati raccolti, gli autori hanno scoperto che i livelli delle prostaglandine nelle urine variavano a seconda della fase in cui si trovava la malattia. Più precisamente, si è visto che il livello di una di queste molecole cambiava notevolmente nei tre mesi che precedevano la comparsa di una crisi d’asma.
Un aiuto per migliorare la cura
Gli esperti hanno concluso che misurare il livello delle prostaglandine nelle urine grazie al nuovo test può aiutare a prevedere gli attacchi asmatici. Infatti, in relazione alla quantità di queste sostanze chimiche, si può capire se la malattia si riattiverà a breve e, dunque, se è necessario iniziare una cura preventiva o aumenterà quella che già si sta seguendo. “Questo semplice test delle urine fornisce un metodo accurato per valutare i marcatori chimici che mostrano il livello d’infiammazione causata da asma. Ci auguriamo che questo test possa aiutare a indicare il livello di farmaci di cui hanno effettivamente bisogno” hanno spiegato gli scienziati. Saranno necessari ulteriori studi per capire se effettivamente questo esame può essere utile e potrà essere introdotto nella pratica clinica.