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Anoressia e bulimia sono in aumento nei bambini. Gli ultimi dati rivelano che i disturbi del comportamento alimentare cominciano a manifestarsi sempre più precocemente, in molti casi già a 8-12 anni.
Come si manifestano
L’anoressia infantile si manifesta con un rifiuto determinato degli alimenti e/o dell’atto nutritivo (sedersi a tavola, prendere in mano le posate, toccare il cibo). La bulimia, invece, è la ricerca vorace e continuativa di cibo, indotta da alterazioni del metabolismo o dall’incapacità psicologica di controllare la domanda e l’ingestione alimentare. Può portare a forme di obesità infantile.
Comportamenti protratti nel tempo
Il rifiuto o la voracità alimentare durano per molto tempo e hanno evidenti ripercussioni sullo sviluppo psicofisico del bambino. È importante stabilire da quanto tempo e perché il piccolo nega il cibo o si abbuffa. “L’ossessione del corpo perfetto e delle diete dimagranti si sta diffondendo come un’epidemia: i bambini “assorbono” questi messaggi e sviluppano un rapporto controverso con il cibo”, spiega la dottoressa Aurora Mastroleo, psicologa e psicoterapeuta, vicepresidente dell’Associazione Pollicino e Centro crisi genitori onlus, struttura specializzata nella prevenzione e cura dei disordini del comportamento alimentare in età pediatrica.
Una sana educazione alimentare fin dallo svezzamento
Per prevenire anoressia e bulimia è fondamentale rispettare i tempi del bambino durante lo svezzamento, senza forzature. E poi non trascurare mai i campanelli d’allarme: il piccolo può rifiutare il nutrimento per far capire alla mamma e al papà che c’è qualcosa che non va, oppure si ingozza per riempire un vuoto affettivo. Sedersi a tavola tutti insieme e dare il buon esempio sono altre regole importanti. Stimolare la curiosità a tavola e in cucina, lasciando il bambino libero di sperimentare e manipolare gli alimenti. No ai ricatti e alle minacce. “Le forzature sono controproducenti”, conferma l’esperta. “Costringere un bimbo ad alimentarsi o, al contrario, negargli bruscamente il cibo, non fa che esasperare le sue emozioni negative”.
A chi rivolgersi
Il pediatra è senz’altro il primo punto di riferimento in caso di dubbi: “è lui che fa una prima valutazione atta a escludere problematiche organiche (celiachia, allergie, intolleranze). Una volta fatta la diagnosi, si intraprende un percorso di psicoterapia individuali e familiari, controlli cadenzati dal pediatra e misure dietetiche specifiche in base al problema”, conclude.