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La sindrome da deficit di attenzione (Adhd) risulta in aumento, secondo stime americane. È un disturbo del comportamento spesso non riconosciuto e non trattato, che negli Stati Uniti colpisce oltre un bambino su dieci di età compresa tra i 5 e i 17 anni.
Quasi 200mila bambini analizzati
A rivelarlo uno studio condotto alla George Washington University (Stati Uniti), che ha analizzato i dati raccolti su oltre 190mila bambini. I tassi delle diagnosi risultano cresciuti del 43% dal 2003 al 2011, passando dall’8,4% al 12%, pari a circa 5,8 milioni di bambini. L’aumento è del 33% nella forbice compresa tra i 5 e i 9 anni, del 47% in quella dai 10 a 14 anni e del 52% per i ragazzi dai 15 ai 17 anni.
Soprattutto nelle bambine e negli ispanici
La sindrome da deficit di attenzione o Adhd risulta in aumento in particolare tra le femmine e i bambini neri e ispanici, con un incremento rispettivamente del 58% e dell’83%. I bambini diagnosticati hanno problemi sociali e comportamentali, nonché difficoltà d’apprendimento a scuola. Il disturbo continua poi ad affliggere la persona anche negli anni seguenti fino all’età adulta. Secondo studi internazionali, infatti, il problema riguarda tra il 3% e il 4,5% della popolazione adulta, in Italia almeno due milioni di persone maggiorenni.
Si riconosce così
I sintomi caratteristici del disturbo nei bambini sono: iperattività (attività motoria eccessiva, persistente e continuativa), difficoltà di attenzione e impulsività. Per la diagnosi è necessario che i sintomi influenzino negativamente, in maniera significativa, il funzionamento quotidiano del bambino in almeno due contesti (casa e scuola), creandogli difficoltà di adattamento. Devono essere presenti prima dei 12 anni e avere una durata di almeno 6 mesi. Molto spesso si associano ad altre difficoltà di tipo scolastico o comportamentali.
Va confermata da neuropsichiatri infantili
Siccome l’Adhd è in crescita, è necessario prestare molta attenzione ai campanelli d’allarme e, qualora si avesse qualche sospetto, rivolgersi al pediatra o a un’equipe specializzata di neuropsichiatri infantili e psicologi per una valutazione clinica completa, che comprende colloqui, osservazione clinica e somministrazione di test neurocognitivi. A ciò vanno aggiunti eventuali esami medici per escludere altre patologie.