Argomenti trattati
Sono circa 20mila i bambini e gli adolescenti italiani a soffrire di diabete di tipo 1, quello di origine autoimmune, la forma più diffusa in età pediatrica. E il numero è destinato ad aumentare: a livello mondiale si parla di crescita di questa patologia tra bimbi e ragazzi con un incremento annuale di quasi il 4%. A parlarne è Stefano Cianfarani, responsabile dell’Unità operativa di diabetologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che spiega che una causa precisa all’origine dell’incremento annuo di casi di diabete 1 tra i più giovani non c’è, anche se si riconosce un certo ruolo giocato dai fattori ambientali, da quelli alimentari e dal sovrappeso.
I tre campanelli d’allarme
È fondamentale conoscere i tre segnali di diabete 1 nel bambino per diagnosticarlo prima possibile. Il diabete 1 si sviluppa in seguito a un processo autoimmunitario che porta progressivamente alla distruzione delle beta cellule del pancreas deputate alla sintesi dell’insulina. Sono tre in particolare i segnali a cui i genitori devono prestare attenzione nell’intercettare precocemente questa malattia: aumento improvviso della quantità di acqua bevuta quotidianamente, aumento della pipì e perdita di peso. “I sintomi cardinali che devono indurre a sospettare il diabete sono diversi: un notevole aumento delle urine escrete durante la giornata (poliuria) che porta a urinare anche di notte; poiché con le urine si perde tanta acqua, il bambino avverte il bisogno intenso di bere molto e si avrà la comparsa di sete intensa (polidipsia) che porta a bere anche di notte; una improvvisa e rapida perdita di peso spesso associata a stanchezza e fame intensa. È essenziale riconoscere per tempo questi sintomi per evitare il progressivo peggioramento della salute che può portare il bambino a un quadro clinico di estrema gravità fino al coma”, spiega l’esperto.
Attenzione alle diagnosi tardive
Non sottovalutare questi tre segnali di diabete 1 è molto importante, spiega l’esperto, perché nel nostro Paese quasi la metà dei bambini (il 40%) arriva alla diagnosi di diabete 1 in ritardo, quando è già nella condizione nota come “chetoacidosi” che a volte si presenta così grave da richiedere il ricovero in rianimazione. Quello delle diagnosi che arrivano troppo tardi è un problema di cui tener conto, conclude l’esperto, dal momento che nel nostro Paese uno o due bambini l’anno muoiono a causa di questa malattia scoperta troppo avanti nel tempo.