Sono utili gli immunostimolanti nei bambini?

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 22/05/2013 Aggiornato il 22/05/2013

Gli immunostimolanti possono venire prescritti ai bambini che soffrono di ripetute infezioni alle vie respiratorie. Non tutti i pediatri, però, sono d’accordo…

Sono utili gli immunostimolanti nei bambini?

Gli immunostimolanti sono farmaci considerati in grado di stimolare e rafforzare il sistema immunitario, cioè il sistema di difesa naturale dell’organismo predisposto a reagire in caso di attacco da parte di agenti esterni. Più precisamente, sono attualmente disponibili in commercio alcuni medicinali che contengono antigeni batterici (cioè frammenti di batteri) che, assunti da un soggetto sano, dovrebbero sollecitare la produzione di anticorpi utili a combattere il batterio vero e proprio nel caso esso aggredisse l’organismo, proprio in base allo stesso principio d’azione caratteristico dei vaccini.
Di solito, questi medicinali vengono prescritti per prevenire infezioni otorinolaringoiatriche (che interessano orecchie, naso e gola come la tonsillite, l’otite e la faringite) e bronchitiche (che riguardano i polmoni, quali la bronchite e l’asma bronchiale) recidivanti, che tendono cioè a ricomparire di frequente, in bambini e adulti (soprattutto soggetti anziani) ritenuti “fragili”, ovvero contraddistinti da una particolare predisposizione nei confronti di questo tipo di malattie.
Generalmente, la cura preventiva consiste nella somministrazione del farmaco immunostimolante all’inizio dell’autunno. Lo schema di immunizzazione più diffuso prevede l’assunzione del farmaco (nel caso di quelli a base di frammenti batterici, la posologia è in genere di una compressa al giorno) per 10 giorni consecutivi ogni mese, per un totale di 30 giorni in 3 mesi di seguito.

C’è chi è a favore…

In realtà, il ricorso agli immunostimolanti nei bambini è sostenuto solo da una parte dei medici e dei pediatri e, al riguardo, è in atto da tempo un intenso dibattito. Le ragioni del sì agli immunostimolanti si fondano soprattutto sull’elevata incidenza delle infezioni delle vie respiratorie di origine batterica, in particolare nei bambini. Soprattutto i primi anni di frequentazione delle comunità (asilo nido e scuola materna) sono i più difficili: il bambino piccolo, che ha un sistema di difesa naturale ancora debole, viene infatti esposto a un alto rischio di contagio entrando in contatto diretto e prolungato con altri bambini.
Gli effetti collaterali (come febbre, tosse, nausea o eruzioni cutanee) associate a questi farmaci, inoltre, sono in genere leggeri e comunque transitori.

… e chi contrario

Le ragioni del no a questi medicinali si basano principalmente sul fatto che le infezioni che essi dovrebbero prevenire riducono la propria frequenza in modo naturale con la crescita e il progressivo rafforzamento del sistema immunitario. Tale rafforzamento si verifica, del resto anche attraverso le stesse malattie: è proprio “facendole” che l’organismo, infatti, reagisce producendo gli anticorpi necessari a combattere i vari agenti nocivi. È anche importante considerare che la maggior parte delle infezioni dell’età infantile sono causate da virus: i medicinali contenenti frammenti di batteri, mirati a prevenire esclusivamente malattie di origine batterica, risultano del tutto inutili in caso di infezioni virali.

In breve

NELLA CLASSE C

Nel nostro Paese, i medicinali immunostimolanti a base di frammenti batterici rientrano nella cosiddetta Classe C, risultano cioè a carico del cittadino (e alcuni hanno un prezzo abbastanza elevato) e vanno venduti dietro presentazione di una ricetta medica. Un trattamento a base di immunostimolanti può essere considerata dal medico curante sulla base delle specifiche caratteristiche del bambino e proposto al genitore come trattamento preventivo.

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