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Un videogame per l’ambliopia (occhio pigro) è stato messo a punto e brevettato da un’azienda canadese, in collaborazione con la McGill University di Montréal e una società che di occupa di terapie per l’ambliopia.
Un disturbo visivo
L’ambliopia o occhio pigro è un disturbo visivo che affligge il 3% dei bambini in tutto il mondo e definisce un occhio che, pur non presentando malformazioni anatomiche, non svolge le sue funzioni in modo efficace, per esempio a causa di un difetto di refrazione. La terapia tradizionale è di tipo occlusivo: consiste nell’utilizzo di apposite bende in tessuto, apposte sull’occhio sano, costringendo così quello “pigro” a riattivarsi. I risultati migliori si ottengono dai 3 ai 6 anni. In seguito, si può proseguire con una terapia di mantenimento, apponendo sull’occhiale un filtro parziale. Se la terapia viene seguita correttamente, in genere a 8 anni la benda viene rimossa senza rischi di ricadute.
Novità nella cura
Ora un videogame per l’ambliopia (occhio pigro) promette di rivoluzionare questo approccio terapeutico, rendendo le cure più semplici e divertenti per i piccoli. La terapia occlusiva, infatti, non è spesso ben accetta dai bambini, che invece appaiono molto attratti e affascinati da dispositivi digitali e giochi elettronici. Il gioco si chiama “Dig rush” e si avvale di un paio di occhiali tridimensionali e un tablet: tramite attività e applicazioni studiate ad hoc, stimola il giocatore a far lavorare in maniera differente l’occhio che funziona correttamente e quello pigro. Alcuni studi hanno già mostrato un miglioramento nei bambini che hanno usato un videogame per l’ambliopia (occhio pigro), per questo ora l’azienda produttrice ha chiesto la registrazione all’Fda americana.
Conseguenze se trascurato
Con il tempo, l’ambliopia non curata può comportare una deviazione dell’asse visivo. Per questo è fondamentale una diagnosi precoce, entro i 4-5 anni. Il primo appuntamento con l’oculista () è consigliato a 3 anni, anche in assenza di problematiche, a cui far seguire un controllo intorno ai 5-6 anni di età e un altro a 10. Il medico va consultato anche ogni volta che si notano dei cambiamenti nelle capacità visive del bambino, per esempio se strizza gli occhi di continuo, avvicina i fogli al viso mentre legge o scrive, riporta difficoltà a copiare dalla lavagna.