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Si è sempre pensato che l’aggressività dei bambini dipendesse soprattutto dal tipo di educazione ricevuta, dall’ambiente in cui si nasce e cresce, dalle persone con cui si entra in contatto. In realtà, sembra che il ruolo predominante sia giocato dal Dna. Questa perlomeno è la conclusione cui è giunto uno studio condotto da un team di ricercatori canadesi, dell’University of Montreal, pubblicato sulla rivista Psychological Medicine.
Anche nei bimbi piccoli
L’aggressività può manifestarsi a tutte le età, anche in bambini molto piccoli. In questo caso possono essere considerati violenti gesti come morsi, spinte, calci, colpi con le mani. La ricerca ha riguardato quasi 700 coppie di gemelli, di età compresa fra i 32 e i 50 mesi. Alcuni di loro erano omozigoti, ossia condividono il 100% del Dna, altri eterozigoti, con Dna diverso.
Alla ricerca delle cause
Gli autori hanno chiesto ai genitori di rispondere a dei questionari e a delle domande sul carattere e sul comportamento dei figli. Lo scopo era capire qualcosa in più sulle cause dell’aggressività dei bambini. Dall’analisi dei risultati è emerso che effettivamente alcuni bambini tendevano ad avere atteggiamenti aggressivi. Le coppie di gemelli omozigoti avevano comportamenti molto simili: i bambini erano entrambi mansueti o, al contrario, entrambi bellicosi. Le coppie di fratelli eterozigoti, invece, presentavano più variabilità.
Conta di più la predisposizione genetica
Gli autori ne hanno dedotto che l’aggressività dipende più dalla predisposizione genetica che dai fattori ambientali ed educazionali. Questo non significa, però, che questi ultimi non contino. Anzi. Secondo gli esperti, soprattutto nei primissimi anni dell’infanzia, l’impronta del Dna può essere modificata adottando un certo tipo di formazione e determinati insegnamenti. In questo senso i genitori, ma anche gli insegnanti e gli altri adulti che hanno un rapporto diretto con i bambini, come i nonni, hanno un ruolo essenziale.