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È possibile “amplificare” il valore delle favole per bambini? Sì, almeno per JekoLab, laboratorio creativo torinese che, con la supervisione della facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Torino, ha dato vita a un progetto per realizzare delle apps (applicazioni), ovvero fiabe digitali e giochi interattivi per l’infanzia. L’intento degli esperti in tecnologie per la didattica, illustratori, grafici e informatici di JekoLab, molti dei quali sono anche mamme e papà, e dell’Università del capoluogo sabaudo è stato quello di rendere tecnologiche le favole per bambini (dai 3 ai 12 anni) della tradizione popolare, studiandole appositamente per tablet e dispositivi mobili dei piccoli per favorirne lo sviluppo cognitivo. Perché per gli esperti giocare è una cosa seria e le favole per bambini sono un prezioso strumento di crescita.
Perché aiutano a crescere
Le favole contengono, a livello simbolico, i problemi della vita reale. I personaggi sono sempre ben definiti: il buono e il cattivo, opponendosi, rappresentano nella mente del piccolo l’alternanza tra il bene e il male. E il messaggio che la favola porta con sé, cioè la morale, contiene valori, norme di comportamento e regole che il bambino apprende e con cui può confrontarsi. Inoltre, la fiaba pone le basi della sua conoscenza, perché il bambino sente suoni e parole di cui non conosce ancora il significato, ma che presto entreranno a far parte del suo vocabolario.
Oltre le immagini
E per quanto riguarda le fiabe digitali? Gli esperti che hanno lavorato al progetto sostengono che la tecnologia, se ben progettata e utilizzata in modo intelligente, può offrire molti valori aggiunti. In pratica, attraverso la multimedialità si può amplificare la narrazione e quindi il valore della fiaba che così non ha solo un valore educativo, formativo e di intrattenimento, ma diventa anche un valido strumento di apprendimento. E questo grazie ai suoi punti di forza, come interazione, musicalità, colori, che permettono al bambino di immergersi completamente in un ambiente ascoltando, sfogliando, giocando, ma anche toccando tutti gli elementi e ingredienti della storia, ruotandoli, ingrandendoli… Sul tablet o su qualsiasi dispositivo mobile, infatti, non ci sono solo immagini e testi, come invece in un libro, per cui la storia è una semplice lettura, ma altri codici comunicativi quali l’interazione, la manipolazione o l’immedesimazione, che consentono al bambino di immergersi in un ambiente, esplorandolo, interagendo con i personaggi, costruendo storie nelle storie e quindi qualcosa di nuovo. Il bambino, in definitiva, impara a ragionare sulle cose, per esempio sul senso di gravità (si vedono le mele che cadono dall’albero). È ovvio, poi, che le applicazioni sono state realizzate con tecniche e attività interattive che tengono conto dei bisogni, delle aspettative e delle caratteristiche dei piccoli.
Non sostituiscono i genitori
Le favole digitali non devono essere intese come un modo per tenere impegnato il bambino con lo scopo di permettere ai genitori di fare altro. Non sono cioè un surrogato di mamma e papà. Tutt’altro. Sono al contrario una vera e propria risorsa, un momento di condivisione che non solo rafforza il legame tra il bambino e i genitori, ma aiuta lo sviluppo cognitivo del piccolo. Ogni elemento della fiaba è un pretesto per inventare storie nelle storie e interagire e solo i genitori possono aiutare il bambino in questo percorso e a interpretare la fiaba. Perché i bambini sono sì abilissimi a maneggiare la tecnologia, ma “interpretare” i significati di una storia è un’altra questione. Le fiabe tecnologiche sono facilmente acquistabili o scaricabili da internet e compatibili con diverse piattaforme. In genere, sono disponibili in tre lingue: italiano, francese e inglese.