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La disprassia è diffusa soprattutto tra i maschi e, anche se se ne parla poco, ormai colpisce almeno il 6 per cento dei bambini italiani. Si riconosce da una difficoltà di parola e movimento non accompagnata da deficit intellettivi, come se ci fosse un problema confinato solo alla trasmissione di certe informazioni motorie e di linguaggio. Si tratta infatti di un disturbo causato dalla inefficienza che hanno alcuni neuroni del cervello, i “neuroni motori”, nel trasmettere le giuste informazioni ai muscoli, rendendo così difficile anche azioni e gesti quotidiani e provocando un ritardo nelle tappe di sviluppo motorio o del linguaggio dei più piccoli. Per i bambini affetti da disprassia, per esempio, è difficile anche fischiare, saltellare, ridere e giocare.
Non sono meno intelligenti
La disprassia non ha niente a che vedere con un deficit delle facoltà intellettive e cognitive, sebbene i bambini colpiti possono subire ritardi nell’imparare gesti intenzionali abituali, come vestirsi, camminare, muovere lo sguardo, emettere suoni e parole.
Programmi specifici
Ma se a oggi non sono ancora totalmente chiare le cause di questo disturbo, certi sono, invece, i benefici derivabili da un percorso logopedico e programmi di riabilitazione ad hoc. ”È nell’infanzia – sottolineano alcuni esperti logopedisti – che si creano nuove connessioni nel sistema nervoso e il bambino apprende nuove abilità e competenze. Pertanto, più è precoce il trattamento terapeutico, maggiori saranno le possibilità di miglioramento”. Un percorso programmato con il logopedista può, dunque, aiutare il bambino a coordinare i movimenti, a gestire le difficoltà della vita quotidiana che la disprassia può causare. Il tutto a vantaggio di una migliore resa scolastica e integrazione nel gruppo.
Che cos’è la logopedia
La logopedia (dalle parole greche logos “discorso” e paideia “educazione”) è una branca della medicina che si occupa della prevenzione e della cura delle patologie e dei disturbi della voce, del linguaggio e della parola, della comunicazione, della deglutizione e dei disturbi cognitivi connessi (relativi, per esempio, alla memoria e all’apprendimento). Si occupa, inoltre, dello studio delle funzioni corticali superiori e del loro fondamento neurobiologico connessi al linguaggio, alla memoria e all’apprendimento.
Il ruolo dell’esperto
Questo specialista lavora alla rieducazione delle disabilità comunicative e cognitive, utilizzando terapie di abilitazione e riabilitazione della comunicazione e del linguaggio (parola), verbali e non verbali. Inoltre, propone l’adozione di ausili, addestra il bambino all’uso e ne verifica l’efficacia.