Per avere un profilo social, secondo la legge nel nostro Paese, è necessario avere almeno 14 anni: eppure tra i 4 e i 6 anni di età un bambino su tre possiede un proprio profilo su una piattaforma social. Ovvero: i nostri bambini sono sempre più iperconnessi. Ma non solo loro: una neomamma su due utilizza il telefono cellulare per navigare in internet o rispondere ai messaggi mentre allatta il proprio piccolo.
Sono solo due delle evidenze emerse da un’indagine condotta dall’Associazione Nazionale Dipendenze tecnologiche (Di.Te), che lascia trasparire come lo smartphone sia sempre più presente nelle nostre vite, e come per le nuove generazioni il primo incontro con l’uso di questo dispositivo avvenga piuttosto precocemente.
Lo studio dell’Associazione Di.Te. realizzato nel 2022 in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria Condivisa (Sipec), ha visto coinvolti 13.049 tra genitori, adolescenti e bambini. Dai dati raccolti si rileva che nella fascia di età 4-9 anni l’88% del campione dichiara di intrattenere i figli con smartphone o tablet, di usarli in loro presenza (96%), di concederne l’uso prima di dormire (37%), quando sono stanchi o agitati (30%) o durante i pasti (41%).
In particolare tra i 5 e i 6 anni otto bambini su dieci (83%) usano il tablet e il 59% app di messaggistica come Whatsapp, mentre nella fascia 0-4 anni il 60% dei genitori intrattiene i figli con questi dispositivi e il 67% li usa in loro presenza.
“Un uso eccessivo e precoce può avere conseguenze negative sul piano psicologico e sociale, ma molti adulti – conclude – non conoscendo i rischi è come se abdicassero al loro ruolo di educatori. Tutto ciò ha un impatto sulle relazioni e sulle emozioni dei nostri bambini. Questo conferma l’esigenza di un’educazione digitale precoce: già il ginecologo o il pediatra dovrebbero iniziare a parlare con i genitori di questo”, afferma Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta, presidente di Di.te.
I bambini, spiega Lavenia, sono quindi sempre più iperconnessi e il rischio di dipendenza è altissimo. C’è un’eccessiva precocizzazione dell’utilizzo quotidiano della tecnologia fin dalla prima infanzia, e parecchi ragazzi interagiscono con sconosciuti. Essere iperconnessi compromette la qualità del sonno() con ripercussioni nella vita di tutti i giorni con disturbi dell’attenzione, difficoltà di concentrazione e sbalzi d’umore, a danno anche del rendimento scolastico. Ma non solo: dati raccolti da uno studio effettuato dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza evidenziano che quasi 3 bambini su 10 tra i 9 e i 10 anni hanno un profilo su Tik Tok, 1 su 10 della stessa età su Instagram e 1 su 10 ha un suo canale YouTube, e che quasi il 20% di loro interagisce con utenti sconosciuti.
Quanto ai bambini più grandi, dalle risposte emerge che sono sempre di più i ragazzi – soprattutto dopo la pandemia Covid-19 – che preferiscono “vivere”, “avere contatti” e “intessere relazioni” online piuttosto che nella vita reale, “con tutto quello che può derivarne, dal cyberbullismo all’hikikomori“, dice.
Tra i ragazzi di 9-14 anni il 98% usa i dispositivi durante la giornata, il 62% prima di addormentarsi, l’81% si annoia quando non li usa, il 57% preferisce rimanere connesso piuttosto che uscire, il 77% ammette di arrabbiarsi quando lo fanno disconnettere.
Fonti / Bibliografia
- Dipendenze Tecnologiche, Cyberbullismo e HikikomoriDal 2002 ci occupiamo di dipendenze tecnologiche, cyberbullismo e della sindrome degli hikikomori offrendo consulenza in questo ambito.
- Che cos'è il Cyberbullismo e come intervenire | Diritti ai MarginiBullismo e cyberbullismo sono oggi fenomeni tra loro inscindibili e tra i più diffusi in tema violenza offline e online tra pari. Il cyberbullismo con l’entrata in vigore della L. 71/2017[1] è una forma di violenza e di abuso riconosciuta, per la quale sono state poste in essere politiche e norme specifiche. Il Ministero dell’Istruzione […]
- Hikikomori: di cosa si tratta? Come riconoscerla? - ISSaluteCon Hikikomori intendiamo una condizione che riguarda soprattutto adolescenti e giovani adulti e che è caratterizzata da una forma estrema di ritiro sociale: le persone si chiudono nella propria stanza e rifiutano qualsiasi forma di contatto con il mondo esterno anche per lunghi periodi di tempo