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Non è esagerato dire che si tratti di un’emergenza. Ragazzi e alcol: le cifre sono chiare quanto allarmanti. In pochissimi anni il consumo di bevande alcoliche tra gli adolescenti dai 14 ai 17 anni è più che raddoppiato. E il 13 per cento dei quindicenni (tra l’altro, più femmine che maschi) ammette di essersi preso almeno 20 sbronze nella sua vita.
Non è più una trasgressione, anzi…
Ma perché il rapporto tra ragazzi e alcol è così cambiato rispetto alle generazioni precedenti? E soprattutto, che cosa è cambiato?
“Innanzitutto, fino a pochi anni fa bere in modo esagerato alcol era considerata una trasgressione” afferma Edgardo Marziani, pediatra e adolescentologo. “Oggi, invece, è visto come un fatto normale. O meglio, è diventato un modo per dimostrare ai propri amici e compagni di scuola che si è “grandi” e che si è proprio come loro, come tutti. È sempre la “logica del branco” che scatta: se il ragazzino più in gamba, quello che è riconosciuto come il leader del gruppo beve alcolici, ecco che gli amici, per emulazione o voglia di essere considerati, fanno altrettanto”. In pratica, il bere oggi è visto come un fenomeno di moda, segno di socialità e successo.
Altra caratteristica, oggi, del rapporto tra ragazzi e alcol è il fatto che non ci sia il senso della misura – per cui non basta il singolo bicchiere ma si beve smodatamente – e che la sbronza sia confinata quasi sempre nel fine settimana. “È come se i ragazzi cercassero compulsivamente lo sballo del sabato sera” prosegue Marziani. Complice anche il fatto che i giovani hanno margini di libertà ben più ampi che in passato: è più facile avere il permesso di uscire, andare in discoteca, fermarsi a dormire a casa di amici… “La cosa più inquietante, però, è che da un eccessivo consumo di alcol passare a prendere una compressa di ecstasy o un’altra droga, il passo è tante volte breve” afferma ancora l’esperto.
Il ruolo dei genitori
Purtroppo è vero quello che si dice sempre, e cioè che i genitori sono gli ultimi ad accorgersi di quello che sta succedendo ai loro figli. “Sia perché a volte i ragazzini iniziano a consumare alcol in un’età veramente precoce (già dai 12-13 anni!), sia perché sono convinti che sia giusto essere, per così dire, genitori liberali”. Va detto anche che spesso mamma e papà non vogliono vedere il problema o, nel caso, preferiscono sottovalutarlo.
“È facile attribuire ai genitori tante responsabilità, ma se l’educazione e i valori che si trasmettono in famiglia sono sicuramente importanti, dall’altro va considerato che c’è un’età, quella appunto dell’adolescenza, in cui contano molto di più gli amici e le dinamiche del gruppo cui si appartiene o si vuole appartenere” è il parere di Marziani. A questo si aggiunge il fatto che è tipico degli adolescenti voler esplorare nuove esperienze e anche assumersi alti livelli di rischio (dagli sport estremi alle corse in auto…). Sia perché sono alla continua ricerca di emozioni, sia perché, in fondo, si pensano immortali. Quindi, nemmeno i rischi per la salute servono a scoraggiare “gli sballi del sabato sera”.
E tuttavia la famiglia qualcosa può fare per prevenire il rischio dell’abuso di alcol. “Più che diventare improvvisamente dei genitori che vietano o reprimono, è importante che sappiano ascoltare i ragazzi, che cerchino di comunicare con loro (per quanto a volte possa essere faticoso) e che facciano sempre attenzione ai segnali (silenzi compresi) che loro per primi mandano”.
“Soprattutto è importante non banalizzare, non pensare che “una bevuta ogni tanto è una mattana dell’età e che poi passa”. Perché l’abitudine all’abuso di alcol a volte può costare caro” conclude l’esperto.